Inchieste
Sandworm: l’APT Russo esperto di backdoor e Malware
Prosegue l’inchiesta di Matrice Digitale sul mondo della guerra cibernetica organizzata dai russi. Dopo aver esaminato il duo più temuto composto da Fancy Bear e Cozy Bear, oggi entriamo nel merito del Sandworm Team.
Noto anche come Unit 74455, Telebots, Voodoo Bear e Iron Viking, il gruppo si sospetta essere collegato ad un’unità cybermilitare russa del GRU: l’organizzazione responsabile dell’intelligence militare russa.
Si ritiene che il team sia responsabile dell’attacco informatico alla rete elettrica ucraina del dicembre 2015, degli attacchi informatici del 2017 all’Ucraina utilizzando il malware Petya, vari sforzi di interferenza nelle elezioni presidenziali francesi del 2017, e l’attacco informatico alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali del 2018. L’allora procuratore degli Stati Uniti per il distretto occidentale della Pennsylvania Scott Brady ha descritto la campagna informatica del gruppo come “rappresentante degli attacchi informatici più distruttivi e costosi della storia“.
Windows e le sue backdoors
Il primo attacco messo in piedi da SandWorm è associato al 2014, quando fu scoperta una nuova vulnerabilità critica nel sistema operativo Windows, sfruttata in un numero limitato di attacchi contro obiettivi negli Stati Uniti e in Europa. La vulnerabilità, legata all’esecuzione di codice remoto di Microsoft Windows OLE Package Manager (CVE-2014-4114) consentiva agli aggressori di incorporare file OLE (Object Linking and Embedding) da posizioni esterne. La vulnerabilità è stata sfruttata per scaricare e installare malware sul computer del bersaglio. La vulnerabilità sembra essere stata utilizzata per fornire backdoor ed avrebbe interessato tutte le versioni di Windows da Vista Service Pack 2 fino a Windows 8.1, colpendo anche i Windows Server versioni 2008 e 2012.
Ucraina al buio
L’attacco che li ha resi famosi è stato quello ai danni della rete elettrica ucraina nel 2015 colpevole di aver generato interruzioni di corrente. In quell’occasione, il team di Sandworm ha dimostrato pianificazione, coordinamento e capacità di utilizzazione dei malware. Un’altra capacità riconosciuta, per quanto temuta, è stata quella di ottenere un accesso remoto diretto a dispatcher di sistemi ciechi, causando cambiamenti di stato indesiderati all’infrastruttura di distribuzione dell’elettricità e tentando di ritardare il ripristino, grazie alla cancellazione dei server SCADA che monitorano le infrastrutture fisiche, dopo averne causato l’interruzione. Questo attacco consisteva in almeno tre componenti: il malware, un denial of service ai sistemi telefonici e la prova mancante della causa correlata all’attacco. Le prove e le analisi attuali indicano che il componente mancante era l’interazione diretta dell’avversario e non nello specifico il lavoro del malware. L’attacco informatico è stato possibile perchè composto da più elementi che includevano l’offuscamento ai dispatcher del sistema unitamente ai tentativi di negare le chiamate dei clienti che avrebbero segnalato l’interruzione dell’alimentazione grazie ad attacchi coordinati contro più società elettriche di distribuzione regionali.
Chi controlla il controllore?
Nel 2017 L’ANSSI, Agenzia di Intelligence francese, è stata informata di una campagna di intrusione mirata al software di monitoraggio Centreon distribuito dalla società francese CENTERON che ha portato alla violazione di diverse entità francesi. La prima vittima sembra essere stata compromessa dalla fine del 2017 e la campagna è durata fino al 2020. Questa campagna ha interessato principalmente i fornitori di tecnologia IT, in particolare i fornitori di hosting web. Sui sistemi compromessi, l’ANSSI ha scoperto la presenza di una backdoor sotto forma di webshell rilasciata su diversi server Centreon esposti a Internet, che è stata identificata come la P.A.S. webshell, versione numero 3.1.4. e presentava diverse somiglianze con le precedenti campagne attribuite al ‘pacchetto’ di intrusioni utilizzato proprio da Sandworm.
Le mail compromesse per tre anni
Nel 2019, si è sospettato che abbiano sfruttato più di una vulnerabilità nel codice di Exim , sistema di Mail Transfer Agent (MTA) open source per OS Unix-like, usato da più del 50 per cento dei mail server presenti in Rete. Non è dato sapere per quanto tempo siano state utilizzate, ma è cosa nota che il bug più pericoloso era conosciuto dal 2016 e poteva essere sfruttato per eseguire codice malevolo da remoto derivante da un problema riguardante la funzionalità di “chunking” di Exim, utilizzata per spezzettare le mail di grandi dimensioni per consentire uno smistamento più agevole.
I nodi venuti al pettine
Come già anticipato, il 19 ottobre 2020 un gran giurì con sede negli Stati Uniti ha rilasciato un atto d’accusa verso sei presunti agenti dell’Unità 74455 di crimini informatici, accusandoli di cospirazione per condurre frodi e abusi informatici, cospirazione, frode telematica, danneggiamento di computer protetti e furto di identità aggravato.
Secondo l’accusa, a partire da fine 2015 e continuando almeno fino all’ottobre 2019, gli imputati e i loro co-cospiratori hanno implementato malware distruttivi e hanno intrapreso altre azioni distruttive, a beneficio strategico della Russia, attraverso l’accesso non autorizzato alla vittima computer (hacking). Come affermato, la cospirazione era responsabile delle seguenti intrusioni e attacchi informatici distruttivi o altrimenti destabilizzanti:
- Governo ucraino e infrastrutture critiche: attacchi malware distruttivi da dicembre 2015 a dicembre 2016 contro la rete elettrica dell’Ucraina, il Ministero delle finanze e il servizio del Tesoro di Stato, utilizzando malware noto come BlackEnergy, Industroyer e KillDisk;
- Elezioni francesi: campagne di spearphishing di aprile e maggio 2017 e relative azioni di hacking e leak contro “La République En Marche!” del presidente francese Macron, il partito politico En Marche!, politici francesi e governi locali francesi prima delle elezioni francesi del 2017;
- Attacchi malware distruttivi del 27 giugno 2017 che hanno infettato computer di tutto il mondo utilizzando malware noto come NotPetya, inclusi ospedali e altre strutture mediche nell’Heritage Valley Health System (Heritage Valley) nel distretto occidentale della Pennsylvania; una controllata di FedEx Corporation, TNT Express B.V.; e un grande produttore farmaceutico statunitense, che insieme ha subito perdite per quasi 1 miliardo di dollari a causa degli attacchi;
- Organizzatori, partner e partecipanti alle Olimpiadi invernali di PyeongChang: campagne di spearphishing e applicazioni mobili dannose da dicembre 2017 a febbraio 2018 rivolte a cittadini e funzionari sudcoreani, atleti olimpici, partner e visitatori e funzionari del Comitato Olimpico Internazionale (CIO);
- PyeongChang Winter Olympics IT Systems (Olympic Destroyer): da dicembre 2017 a febbraio 2018 intrusioni nei computer che supportano i Giochi olimpici invernali di PyeongChang 2018, culminati nel 9 febbraio 2018, attacco di malware distruttivo contro la cerimonia di apertura, utilizzando malware noto come Olympic Destroyer;
- Indagini sull’avvelenamento di Novichok: campagne di spearphishing dell’aprile 2018 mirate alle indagini dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) e del Defense Science and Technology Laboratory (DSTL) del Regno Unito sull’avvelenamento da agenti nervini di Sergei Skripal, sua figlia e diversi cittadini del Regno Unito ;
- Imprese ed enti governativi georgiani: una campagna di spearphishing del 2018 contro un’importante società di media, sforzi del 2019 per compromettere la rete del Parlamento e un’ampia campagna di deturpazione di siti Web nel 2019.
- Cinque dei sei sono stati accusati di aver sviluppato apertamente strumenti di violazione informatica, mentre uno di loro è stato accusato di aver partecipato ad attacchi di spearphishing contro le Olimpiadi invernali del 2018 e di condurre ricognizioni tecniche, oltreché tentare di violare il dominio ufficiale del Parlamento della Georgia.
Ci sono loro dietro NotPeyta?
Se tra le accuse del gran Giurì statunitense figura anche l’implementazione della variante più letale di Peyta, denominata NotPeyta, è chiaro che il sospetto dell’azione di infezione globale ricada proprio sul team di Sandworm. Un altro dettaglio da non trascurare è quello che l’origine dell’infezione è l’Ucraina, già sollecitata nel 2015 quando fu messa sotto attacco la rete elettrica dell’ex regione dell’Urss. Il virus ha avuto modo di insinuarsi nelle reti informatiche aziendali del paese grazie ad una violazione del software di contabilità M.E.Doc, utilizzato dall’80% delle imprese della nazione, per poi estendersi al sito governativo della città di Bachmut, compromesso. Un altro aspetto da non sottovalutare è che NotPeyta presentava una differenza sostanziale dal suo genitore e che risiedeva nella irreparabilità alla cifratura messa in atto dal malware, ripristinabile nemmeno con una azione di recupero, per di più assente. Questa differenziazione è molto importante per definire le finalità di NotPeyta che risulta essere concepito per recare quanti più danni possibili.
Inchieste
I Core Update di Google censurano Internet e fomentano truffe SEO
Da quando è iniziata l’epoca dell’intelligenza artificiale, Google sta trasformando la rete. Google ha la capacità di farlo? Assolutamente sì, essendo l’azienda monopolista su cui si basa il maggior numero di ricerche online. Non solo grazie al suo motore di ricerca, ma anche grazie a YouTube, un altro potente motore di ricerca video appartenente alla stessa azienda statunitense.
L’aspetto più importante di questa situazione, già descritto da Matrice Digitale, riguarda la componente su cui Google sta basando la ricerca. Nei risultati si trovano spesso aziende con solidi rapporti con la società e considerate autorevoli. Stiamo assistendo a cambiamenti significativi nel mondo della ricerca, dipendenti dalle scelte editoriali di Google, azienda che sembra non riuscire a trovare una linea chiara oppure ce l’ha e non risulta essere la migliore per la totalità degli utenti e degli imprenditori.
SEO prima vittima ed Editori privilegiati
Le prime vittime sono stati i siti internet che per anni hanno lavorato sul posizionamento SEO (Search Engine Optimization). Questa attività ha subito cambiamenti radicali, soprattutto a causa dei Core Update di Google: aggiornamenti strutturali dell’algoritmo che determinano il posizionamento delle pagine. Il funzionamento esatto di questi aggiornamenti non è chiaro, ma esistono sospetti che non si tratti di un algoritmo autonomo. Emergono ipotesi di rapporti diretti tra Google e aziende editoriali, che ricevono finanziamenti per produrre informazione. Un tempo garantiti dallo Stato, questi fondi provengono ora da privati verso altri privati. Un settore, quello di Google News, che rappresenta una lobby gestita dai soliti noti ed in mano alla politica così come raccontato nell’inchiesta a tema di Matrice Digitale.
Google fa politica, riscrive la storia e chiude il mercato
Google non risponde solo a logiche commerciali, ma mostra un indirizzo politico, influenzato da lobbisti e dinamiche globali. Con l’eventuale ritorno di Donald Trump, potrebbe modificare il proprio posizionamento sui contenuti visibili in rete anche se ad oggi risulta essere in antitesi alla cordata di Musk dove si sono aggregati dopo l’esito delle elezioni sia Zuckerberg sia Bezos con tanto di strizzatina d’occhio da parte di Gates.
Un altro aspetto rilevante è l’ascesa di nuovi motori di ricerca basati su intelligenza artificiale, come SearchGPT di OpenAI, che fornisce risposte in base a domande anziché parole chiave. Questo fenomeno solleva questioni legate a linee politiche imposte da multinazionali, governi e organi sovranazionali.
Google sta riscrivendo la storia: deindicizza o rende inutili contenuti alternativi rispetto alla narrazione mainstream dell’informazione, della ricerca scientifica e della politica. Giornalisti e artisti vengono relegati in fondo ai risultati di ricerca, generando caos tra chi si occupa di ottimizzazione dei contenuti e chi cerca di emergere nel panorama informativo.
I Core Update e l’esempio della manina dietro l’algoritmo
I Core Update premiano spesso siti improbabili a scapito di quelli storici e di qualità. L’ottimizzazione della ricerca proposta da Google si basa su due principi: la velocità di caricamento e l’autorevolezza. La velocità è valutata tramite i Core Web Vitals, mentre l’autorevolezza si costruisce attraverso citazioni da fonti ritenute autorevoli. Questo sistema ha spinto le testate editoriali a omettere chi ha dato la notizia per primo, modificando il panorama giornalistico oltre a fomentare un mercato parallelo di citazioni a pagamento sulla base di insider trader all’interno delle redazioni di siti posizionati con un ottimo page rank.
Google censura le notizie e non premia il giornalismo
Google dovrebbe premiare, secondo regole meritocratiche, chi fornisce le notizie in anteprima. Tuttavia, l’algoritmo sembra invece favorire chi mantiene rapporti privilegiati con l’azienda. Parallelamente, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei contenuti ha premiato siti di affiliazione di dubbia qualità, dimostrando l’incoerenza del sistema dove richiede contenuti esclusivi per poter indicizzare in modo privilegiato i contenuti. Google censura inoltre notizie esclusive, che spesso non appaiono tra i risultati di ricerca nelle categorie news o video e non è chiaro secondo quale principio.
Google facilita le truffe nel mercato SEO ?
Le regole opache di Google stanno trasformando il settore, creando difficoltà a chi si occupa di SEO, costringendo molti professionisti a cambiare mestiere o a proporre servizi poco efficaci.
Questa situazione sta livellando il mercato verso il basso. Da un lato, esistono persone oneste ma impreparate; dall’altro, truffatori che approfittano di aziende incapaci di navigare le nuove regole. I Core Update stanno favorendo un sottobosco di figure poco professionali, aumentando la sfiducia nelle opportunità offerte da Internet.
Il web, un tempo simbolo di libertà e accessibilità, sta diventando un luogo sempre più chiuso e costoso. Oggi, per emergere, non basta più creare un blog o un sito di qualità: bisogna investire ingenti somme per promuovere contenuti indicizzati ma invisibili senza la garanzia di un ritorno. Questo sistema alimenta il business dei social network, creando un cartello economico che avvantaggia un ristretto gruppo di grandi aziende.
La rete sta subendo una trasformazione radicale, diventando sempre meno libera e non solo per quanto riguarda la varietà delle informazioni, ma anche per le possibilità di accesso al mercato globale. I contenuti vengono manipolati per favorire narrazioni di parte, alimentando sistemi propagandistici, a volte anche di tipo militare visti gli ultimi tempi, capaci di spingere intere società verso conflitti prima social e, in casi estremi, globali.
Inchieste
Stalking, bullismo e Report Bombing su Vinted: assistenza latita
Tempo di lettura: 3 minuti. La storia di Chiara, vittima di report bombing su Vinted, evidenzia gravi carenze nella gestione dei reclami e nella protezione degli utenti da bullismo e stalking digitale.
Le piattaforme di e-commerce e scambio di beni usati, come Vinted, sono sempre più diffuse grazie alla loro capacità di connettere persone in cerca di convenienza e sostenibilità. Tuttavia, quando il sistema di gestione dei reclami e la moderazione non funzionano come dovrebbero, queste piattaforme possono trasformarsi in un terreno fertile per abusi e vessazioni al limite dello stalking. Questo è il caso di una venditrice esperta, che chiameremo Chiara, la cui esperienza raccontata in ESCLUSIVA a Matrice Digitale getta luce su gravi falle nella gestione di problematiche critiche da parte di Vinted e della tecnica del Report Bombing subita per mesi.
Dieci mesi di vessazioni
Chiara, iscritta su Vinted dal 2021 con un profilo di alta reputazione (340 recensioni, 4.9 di rating), si è trovata vittima di un autentico report bombing. Dopo un diverbio con un’utente aggressiva sul forum, il suo account è diventato il bersaglio di segnalazioni continue, apparentemente infondate. Secondo quanto riferito, l’utente in questione ha dedicato mesi a segnalare ripetutamente i suoi articoli, portando alla rimozione di inserzioni, al blocco temporaneo dell’account e, infine, a una sospensione permanente.
Le segnalazioni, spesso ridicole, includevano accuse di:
- Vendita di articoli inesistenti o doppi (anche quando non lo erano).
- Violazioni di copyright, nonostante Chiara avesse dimostrato di essere l’autrice delle immagini.
- Vendita di brand contraffatti, malgrado fossero presenti etichette, scontrini e altri documenti di autenticità.
- Articoli ritenuti non sicuri, senza prove concrete.
Nonostante le numerose prove fornite da Chiara, Vinted ha risposto con messaggi preconfezionati e, nei casi di insistenza, con risposte giudicate sgarbate e prive di umanità.
Assenza di tutela e inadeguatezza dell’assistenza
Chiara ha segnalato ripetutamente le minacce ricevute, allegando prove documentali, ma le sue richieste sono rimaste inascoltate. Paradossalmente, l’utente che ha perpetuato il report bombing continua a utilizzare la piattaforma indisturbata, nonostante alcune recensioni la descrivano come una persona problematica.
Dopo mesi di tentativi infruttuosi, Chiara ha aperto un reclamo presso un organo europeo (ODR), ma anche in questo caso non ha ottenuto alcuna risposta. Ha inoltre tentato di contattare Vinted attraverso l’indirizzo email legal@vinted.it, indicato come riferimento per controversie legali, senza ricevere alcun riscontro.
La questione del bullismo sulle piattaforme digitali
L’esperienza di Chiara mette in evidenza un problema sistemico. Nonostante il grande successo di Vinted, la piattaforma sembra trascurare l’importanza di una gestione responsabile delle problematiche degli utenti favorendo non solo il proliferare di truffe, ma anche la stalking ai danni dei venditori. Le accuse di bullismo e stalking digitale non possono essere ignorate, soprattutto quando si tratta di episodi documentati con prove.
La mancanza di un’assistenza adeguata solleva interrogativi sulla capacità di Vinted di proteggere i propri utenti da abusi e vessazioni. In un’era in cui le denunce per comportamenti scorretti online sono in aumento, è essenziale che piattaforme di questa portata si dotino di strumenti efficaci per contrastare episodi di cyberbullismo e stalking.
La vicenda di Chiara non è un caso isolato, sono tante le anomalie raccontate da Matrice Digitale su Vinted ed il suo sistema spesso claudicante nel garantire venditori e consumatori vittime di truffe e minacce, ma rappresenta un esempio emblematico di come l’assenza di un’assistenza efficace possa esacerbare situazioni già gravi. È fondamentale che Vinted e altre piattaforme simili rivedano le loro politiche di moderazione e assistenza, adottando un approccio più umano e trasparente per garantire la sicurezza e la tutela di tutti gli utenti.
Inchieste
Elezioni annullate in Romania: cosa è successo? E’ un colpo di stato?
Tempo di lettura: 5 minuti. Romania annulla le elezioni presidenziali: 85.000 cyberattacchi e manipolazione su TikTok costringono a ripetere il primo turno.
La Romania si trova nel mezzo di una crisi politica e tecnologica senza precedenti: la Corte Costituzionale ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali dopo oltre 85.000 attacchi informatici contro i sistemi elettorali e un’influenza significativa su TikTok attribuita a campagne coordinate. Questi eventi hanno portato all’annullamento del ballottaggio previsto e all’intervento della Commissione Europea per indagare su manipolazioni sistemiche e rischi legati alla piattaforma.
Cyberattacchi e manipolazione elettorale
Secondo il Servizio di Intelligence Rumeno (SRI), il sistema elettorale è stato preso di mira da oltre 85.000 cyberattacchi, compresi tentativi di compromissione dei server dell’Autorità Permanente Elettorale. Questi attacchi, attribuiti a un presunto attore statale, avevano come obiettivo il furto di credenziali e la manipolazione dei dati elettorali.
Un altro elemento chiave è stato l’uso di TikTok per influenzare gli elettori. Una rete di 25.000 account falsi ha promosso il candidato pro-Mosca, Călin Georgescu, attraverso video virali e strategie coordinate di disinformazione. Sebbene non vi siano prove che il candidato fosse direttamente coinvolto, la Corte Costituzionale ha sottolineato che l’intero processo elettorale è stato compromesso, richiedendo la ripetizione del primo turno.
Le manipolazioni non si sono limitate alla disinformazione. Credenziali rubate sono state trovate in forum russi, alimentando preoccupazioni sulla sicurezza dei dati e sull’integrità del voto. La decisione della Corte di annullare le elezioni è stata definita dal Primo Ministro Marcel Ciolacu come “l’unica soluzione possibile per preservare la democrazia”.
Intervento della Commissione Europea
In seguito agli eventi, la Commissione Europea ha emesso un ordine di conservazione dei dati per TikTok, obbligando la piattaforma a conservare documenti relativi ai rischi sistemici che potrebbero minacciare i processi elettorali. Questo include informazioni sui sistemi di raccomandazione e sull’uso di account falsi per manipolare l’opinione pubblica.
TikTok è stata anche invitata a fornire dettagli sul modo in cui affronta i rischi derivanti dall’uso non autentico del servizio, come bot e campagne coordinate. La piattaforma ha dichiarato di aver rimosso alcune reti di account, ma la portata delle manipolazioni rimane oggetto di indagini approfondite.
La Commissione Europea, in base al Digital Services Act, mira a garantire che TikTok rispetti gli obblighi di trasparenza e sicurezza, evitando interferenze in ulteriori elezioni all’interno dell’Unione Europea.
Cosa non torna dal rapporto dell’intelligence sulle elezioni in Romania?
Mancanza di prove convincenti
I documenti di intelligence non forniscono prove concrete di interferenze straniere o manipolazioni. Al contrario, si basano su parallelismi circostanziali con presunti metodi russi utilizzati in altri contesti (ad esempio in Ucraina e Moldavia). Pur documentando una campagna su TikTok a favore di Călin Georgescu, con 25.000 account coordinati tramite Telegram, mancano evidenze definitive di:
- Amplificazione artificiale (ad esempio, bot o account falsi).
- Finanziamenti esteri o coinvolgimento diretto di attori statali.
- Un chiaro nesso causale tra la campagna e i cambiamenti nel comportamento degli elettori.
L’esistenza di campagne coordinate sui social media non è di per sé né sospetta né insolita, ma rappresenta una pratica standard nella politica moderna a livello globale.
Errata interpretazione dell’attività nella Campagna Elettorale
Le attività descritte—canali Telegram coordinati, pagamenti a influencer, messaggi specifici—sono in linea con le normali strategie di marketing digitale. Le tariffe riportate per gli influencer (400 lei per 20.000 follower o 1.000 euro per video promozionale) rientrano nei parametri di mercato. Questo solleva dubbi sul fatto che la campagna sia stata ingiustamente etichettata come dannosa solo per la sua efficacia o sofisticazione.
Parallelismi circostanziali vs prove concrete
L’affidamento dei documenti a paralleli con operazioni russe è problematico. Comportamenti come l’attivazione di account dormienti durante le elezioni sono comuni quando cresce l’interesse politico e non solo in Romania. Insinuare manipolazioni senza prove tecniche di amplificazione o account falsificati confonde la linea tra campagne strategiche e interferenze malevole.
Influenza sugli Elettori e efficacia non dimostrata
Sebbene la campagna possa aver aumentato la visibilità di Georgescu, i documenti non forniscono metriche di coinvolgimento complete, come:
- La reale portata e impatto dei contenuti oltre il numero di visualizzazioni.
- Quanti elettori hanno effettivamente cambiato preferenza.
- Se questa campagna sia stata determinante rispetto a fattori tradizionali come politiche, copertura mediatica o insoddisfazione generale per gli altri candidati.
Precedente più ampio
Annullare un’elezione basandosi sull’esistenza di una campagna social coordinata è senza precedenti. Stabilendo questo standard, la corte rumena rischia di:
- Minare i processi democratici invalidando le elezioni basandosi su sospetti piuttosto che su prove.
- Creare un precedente che potrebbe essere usato per contestare risultati scomodi sotto la giustificazione di combattere interferenze.
- Scoraggiare campagne politiche legittime per il timore di accuse simili.
Danneggiare la Democrazia per proteggerla: analisi dell’autore
Quanto accaduto in Romania rappresenta il primo caso di elezioni annullate a causa dell’influenza della rete. Non è chiaro, vista l’assenza di prove inconfutabili, se la causa principale sia stata la presenza di un candidato contrario alle posizioni di Bruxelles o un’ingerenza russa. Tuttavia, è evidente che i servizi di intelligence rumeni, strettamente collegati agli Stati Uniti, abbiano un ruolo importante, considerando anche il forte interesse della NATO in Romania, con la costruzione di diverse basi militari installate per far fronte all’invasione militare del Cremlino: soggetto accusato di sponsorizzare il candidato vincente.
D’altra parte, è altrettanto rilevante la presenza di una componente russa che, attraverso strumenti democratici, potrebbe aver influenzato i cittadini rumeni, configurando una sorta di “conquista pacifica” a botte di post sui social network. Questo porta a una riflessione cruciale: indipendentemente dall’eventuale ingerenza verificatasi sul social network cinese, la situazione suggerisce un interrogativo più ampio.
L’Europa, che si proclama baluardo dei principi democratici, è davvero disposta ad applicare tali principi in ogni circostanza?
Le elezioni continuano ad avere un ruolo determinante, o sono percepite come una minaccia per l’establishment?
Per la Romania, le elezioni rappresentano un pericolo per il potere costituito ma, al contempo, restano un patrimonio da tutelare come dovrebbe essere in ogni democrazia.
Un parallelismo può essere tracciato con le ultime elezioni statunitensi, dove il social network di Elon Musk ha avuto un ruolo rilevante per Donald Trump. Nonostante le accuse di favoritismi da parte di Musk, che avrebbe amplificato le visualizzazioni di Trump e del Partito Democratico, emerge un tema chiave:
perché l’Unione Europea non interviene costantemente contro le grandi piattaforme che, attraverso forme di censura, sostengono in modo evidente le narrazioni europeiste?
Il rischio è che, indipendentemente dal volere popolare, prevalga una narrazione costruita nel medio-lungo periodo, orientata a eliminare voci contrarie all’interno dell’arena democratica. Questo potrebbe portare a un punto di rottura: se il processo fosse davvero così, l’Occidente perderebbe il ruolo di modello democratico globale, e la sua democrazia non potrebbe più essere considerata un faro per il resto del mondo.
Proprio per questo motivo, ironia della sorte, la decisione di annullare l’elezione potrebbe fare più danni alla democrazia di qualsiasi presunta manipolazione. Intervenendo sulle scelte degli elettori basandosi su accuse non provate, le autorità rischiano di erodere la fiducia pubblica nei processi elettorali. Questo approccio potrebbe incoraggiare altri governi a usare accuse simili per reprimere il dissenso o annullare risultati non graditi ed il caso Georgia rappresenta il caso da scongiurare dove i democratici europeisti imbracciano la protesta violenta per sovvertire l’esito elettorale.
La decisione della Corte Costituzionale rumena sottolinea l’importanza di prove chiare e trasparenza nelle decisioni che riguardano i processi democratici. Sebbene sia fondamentale proteggere le elezioni da interferenze, azioni intraprese senza prove concrete rischiano di delegittimare le istituzioni stesse. Questo caso dovrebbe servire da monito sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e integrità democratica.
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