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Economia

Cina vieta alcuni prodotti Micron: parte la guerra economica contro gli Stati Uniti

Tempo di lettura: 2 minuti. La Cina rafforza la sua posizione nei confronti degli Stati Uniti con un bando sulle vendite di alcuni prodotti Micron, dando un nuovo significato al concetto di guerra fredda nell’era digitale.

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La Cina ha recentemente imposto un divieto su alcune vendite di prodotti Micron, una mossa che arriva dopo l’avvio di un’indagine sul gigante americano dei chip di memoria per rischi legati alla cybersecurity ad aprile.

Cina vieta alcuni prodotti Micron: parte la guerra economica contro gli Stati Uniti

La guerra economica USA-Cina si sposta sul fronte della cybersecurity

Il divieto imposto dalla Cina è largamente visto come parte del continuo tira e molla nella competizione economica tra USA e Cina, che sta iniziando a destabilizzare una catena di approvvigionamento tecnologica globale profondamente interconnessa. L’anno scorso, gli Stati Uniti hanno aggiunto la società cinese di chip di memoria sostenuta dallo stato, Yangtze Memory Technologies Corporation, all’elenco delle entità, vietando alle aziende americane di fornirgli senza approvazione. Gli Stati Uniti hanno anche limitato l’esportazione da parte di Nvidia del suo GPU H100 di ultima generazione per l’addestramento AI generativo in Cina.

Le conseguenze del bando sui prodotti Micron

Domenica, l’Amministrazione per la Cybersecurity della Cina ha chiesto alle aziende domestiche che forniscono “infrastrutture informative chiave” di smettere di acquistare da Micron. I prodotti di Micron “presentano gravi problemi di cybersecurity e rappresentano un grande rischio per le catene di approvvigionamento di informazioni chiave del paese, sollevando preoccupazioni per la cybersecurity”. Micron, che ha aperto il suo primo stabilimento in Cina 16 anni fa, è specializzata nella produzione di memoria per computer e memorie di massa come la memoria ad accesso casuale dinamica, conosciuta come DRAM, e la memoria flash. La Cina è il suo terzo mercato più grande, rappresentando il 10,7% del suo fatturato annuo nel 2022.

Futuro di Micron in Cina

Micron ha anticipato le sue sfide in Cina nel suo rapporto annuale 2022, sottolineando la minaccia della crescente concorrenza a seguito dell’importante investimento nell’industria dei semiconduttori da parte del governo cinese. Il divieto potrebbe beneficiare i concorrenti di Micron in Cina, i giganti sudcoreani Samsung Electronics e SK Hynix. Tuttavia, gli Stati Uniti hanno anche esortato la Corea del Sud a non colmare il vuoto nel mercato cinese dei chip di memoria se Micron dovesse essere bandita.

La decisione della Cina di vietare alcuni prodotti Micron sottolinea l’intensificarsi delle tensioni economiche e tecnologiche tra Cina e Stati Uniti. Con la Cina che lavora per rafforzare la sua autosufficienza tecnologica in settori chiave come i semiconduttori avanzati, il divieto può essere visto come un passo avanti verso la realizzazione di questo obiettivo. In risposta, gli Stati Uniti hanno affermato che “dialogheranno direttamente con le autorità cinesi per dettagliare la posizione degli Stati Uniti e si impegneranno con alleati e partner chiave per affrontare quelle che definiscono distorsioni del mercato dei chip di memoria causate dalle azioni della Cina”.

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Economia

Apple sospesa tra Cina e Europa per privacy, AI e iOS

Tempo di lettura: 4 minuti. Apple tra AI, privacy e aggiornamenti: scopri iOS 18.3, l’intelligenza artificiale in Cina e le sfide del Digital Markets Act.

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Apple si trova al centro di importanti sviluppi tecnologici e regolamentari, che spaziano dalla difesa della privacy contro le normative europee del DMA (Digital Markets Act) fino all’introduzione di nuove funzionalità AI e aggiornamenti software, come iOS 18.3. Inoltre, l’azienda ha bloccato il downgrade a iOS 18.1.1, limitando le opzioni per gli utenti.

Digital Markets Act e rischi per la privacy: il punto di vista di Apple

In un recente rapporto, Apple ha espresso preoccupazioni per le implicazioni del DMA, che richiede alle grandi piattaforme di garantire interoperabilità e accesso paritario alle loro funzionalità. Apple teme che queste normative possano compromettere la privacy degli utenti.

Ad esempio, Meta ha richiesto accesso a tecnologie come AirPlay, CarPlay e App Intents, che secondo Apple potrebbero esporre i dati degli utenti a rischi, consentendo a terze parti di accedere a messaggi, telefonate, foto e password. Apple sottolinea che queste richieste potrebbero minare la sicurezza degli utenti e contraddire il GDPR.

Apple si è impegnata a collaborare con la Commissione Europea, proponendo un processo rigoroso per valutare le richieste di interoperabilità, ma insiste sull’importanza di proteggere i dati sensibili e mantenere l’integrità della piattaforma.

Apple Intelligence e negoziazioni in Cina: AI tra opportunità e regolamenti

Con l’introduzione di Apple Intelligence, che integra funzionalità avanzate di AI nei dispositivi, Apple sta negoziando con aziende come Tencent e ByteDance per adattare i suoi modelli di intelligenza artificiale alle normative cinesi.

Le discussioni riguardano l’implementazione di strumenti come ChatGPT, attualmente non disponibile in Cina, dove l’approvazione governativa è obbligatoria per i servizi generativi. Apple punta a integrare l’AI nel suo ecosistema cinese, ma affronta sfide tecniche e regolamentari legate alla protezione dei dati degli utenti.

Queste trattative sono cruciali per contrastare la concorrenza di Huawei, che con dispositivi come il Mate 70 sta guadagnando terreno nel mercato cinese grazie a funzionalità AI avanzate.

iOS 18.3 e il blocco del downgrade: focus su sicurezza e innovazione

Apple ha smesso di firmare iOS 18.1.1, impedendo il ritorno a versioni precedenti. Questa pratica, pur limitando la libertà degli utenti, mira a garantire che i dispositivi siano aggiornati con le ultime funzionalità e patch di sicurezza.

Nel frattempo, la versione beta di iOS 18.3 introduce nuove funzionalità, come il supporto per robot aspirapolvere nell’app Home. Sebbene le novità di AI siano assenti, macOS Sequoia aggiunge Genmoji, consentendo agli utenti Mac di creare emoji personalizzati.

Gli aggiornamenti pubblici sono previsti per gennaio, segnando un ulteriore passo avanti nell’evoluzione dei sistemi operativi Apple.

Apple abbandona il progetto del servizio di abbonamento hardware per iPhone

Apple ha deciso di interrompere lo sviluppo del suo servizio di abbonamento hardware per iPhone, un progetto ambizioso che mirava a rendere l’acquisto di un iPhone simile alla sottoscrizione di un’app. Questo programma, inizialmente pianificato per il lancio alla fine del 2022, ha subito ritardi significativi a causa di problemi software e preoccupazioni regolamentari, portando alla sua definitiva cancellazione nel 2024.

Come avrebbe funzionato il servizio di abbonamento hardware

L’idea del servizio era rivoluzionaria: anziché pagare un iPhone a prezzo pieno o optare per un piano a rate, i clienti avrebbero pagato una tariffa mensile associata al loro ID Apple, la stessa utilizzata per scaricare app e gestire altri abbonamenti.

Questa tariffa avrebbe permesso agli utenti di ricevere un nuovo modello di iPhone ogni anno, facilitando l’aggiornamento continuo del dispositivo senza dover affrontare costi iniziali elevati. Il servizio si sarebbe basato su un’infrastruttura finanziaria interna ad Apple, con prestiti gestiti direttamente dall’azienda, simile al sistema utilizzato per il programma Apple Pay Later, anch’esso recentemente dismesso.

Setback e ragioni della cancellazione

Apple ha testato il programma in via sperimentale con un gruppo di dipendenti del team Apple Pay, coinvolgendo anche i team responsabili della fatturazione dell’App Store e dello store online. Tuttavia, diversi ostacoli hanno reso difficile la realizzazione:

  • Problemi software: i sistemi interni necessari per supportare il servizio non hanno raggiunto la stabilità richiesta.
  • Regolamentazioni: preoccupazioni legali e normative hanno ulteriormente complicato l’implementazione del progetto, soprattutto in mercati come l’Europa e gli Stati Uniti.

Il programma è stato definitivamente abbandonato nello stesso anno in cui Apple ha cessato il Apple Pay Later, optando per alternative che includono il supporto a soluzioni di finanziamento di terze parti come Affirm e Klarna su iOS 18.

Alternative attuali: i programmi di finanziamento Apple

Nonostante l’abbandono di questo progetto, Apple continua a offrire opzioni di finanziamento per i suoi dispositivi:

  • iPhone Upgrade Program: un programma supportato da Citizens Bank che consente di dividere il costo di un iPhone in rate su due anni, con la possibilità di aggiornare il dispositivo dopo un anno.
  • Apple Card Monthly Installments: un’opzione che permette di finanziare acquisti tramite la Apple Card.

Queste soluzioni, sebbene meno innovative rispetto al servizio di abbonamento hardware, rappresentano comunque un’opzione conveniente per molti utenti.

Il progetto di abbonamento hardware per iPhone dimostra l’intenzione di Apple di esplorare nuovi modelli di business per rendere i suoi prodotti più accessibili. Tuttavia, la complessità tecnica e regolamentare ha portato alla sua cancellazione, lasciando spazio ad alternative consolidate. Mentre il concetto di “iPhone come servizio” è stato accantonato, l’azienda potrebbe tornare a esplorare modelli simili in futuro, adattandosi alle sfide normative e tecnologiche.

Apple si muove tra innovazione tecnologica e sfide regolamentari, dimostrando un impegno costante verso la privacy e l’introduzione di nuove funzionalità AI. Con aggiornamenti software e strategie per affrontare i mercati globali, il 2025 si preannuncia un anno cruciale per Cupertino.

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Economia

Apple accusata della guerra in Congo e TikTok spera in Trump

Tempo di lettura: 2 minuti. Apple affronta accuse sull’uso di minerali di conflitto, mentre TikTok chiede alla Corte Suprema di bloccare il divieto negli USA.

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Tempo di lettura: 2 minuti.

Apple e TikTok si trovano entrambe al centro di controversie globali e battaglie legali. Mentre Apple affronta denunce penali relative all’uso di minerali provenienti da conflitti in Congo, TikTok chiede un intervento della Corte Suprema per bloccare un possibile divieto negli Stati Uniti.

Apple accusata di utilizzare minerali di conflitto dal Congo

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha presentato denunce penali contro Apple in Francia e Belgio, accusando l’azienda di utilizzare minerali provenienti da fonti illecite. Le accuse includono l’impiego di “minerali di conflitto”, noti anche come “blood minerals”, che vengono estratti utilizzando lavoro minorile e i cui proventi finanziano gruppi armati responsabili di crimini di guerra.

Le principali accuse mosse contro Apple e le sue filiali francesi e belghe sono:

  • Riciclaggio di minerali illeciti attraverso catene di approvvigionamento internazionali.
  • Coprire crimini di guerra, ignorando l’origine dei minerali.
  • Pratiche commerciali ingannevoli che rassicurano i consumatori sulla trasparenza delle supply chain.

Nonostante Apple non acquisti direttamente questi minerali, essi fanno parte della catena di fornitura attraverso società terze. La compagnia ha sempre sostenuto di adottare audit rigorosi per garantire la conformità etica, ma gli avvocati della RDC affermano di aver inviato prove a Tim Cook già ad aprile 2024, senza ottenere risposte concrete.

Ora spetterà alle procure di Francia e Belgio decidere se avviare un processo penale contro Apple, ponendo nuovi interrogativi sulla responsabilità delle multinazionali nei confronti delle violazioni dei diritti umani.

TikTok: richiesta di emergenza alla Corte Suprema per evitare ban negli USA

TikTok, nel frattempo, si trova ad affrontare una possibile esclusione dal mercato statunitense. Dopo che un tribunale ha respinto le argomentazioni secondo cui il divieto violerebbe il Primo Emendamento, ByteDance, la società madre di TikTok, ha chiesto alla Corte Suprema un’ingiunzione di emergenza per impedire l’entrata in vigore del divieto previsto per gennaio 2025.

TikTok sostiene che il divieto interferisce con il diritto alla libertà di espressione e danneggerebbe gravemente l’azienda, facendole perdere almeno un terzo degli utenti americani. La società argomenta che la misura non è necessaria, poiché non esiste una minaccia imminente alla sicurezza nazionale.

In parallelo, è emerso che Donald Trump, ex presidente e figura centrale nella vicenda del primo tentativo di divieto nel 2020, avrebbe incontrato il CEO di TikTok, Shou Zi Chew. Trump, che ora si definisce più aperto alla piattaforma, attribuisce parte del suo successo tra i giovani elettori all’utilizzo di TikTok, nonostante i dati elettorali mostrino il contrario.

L’intervento della Corte Suprema rappresenta l’ultima speranza per TikTok di evitare una chiusura forzata o una vendita a una società statunitense. La decisione potrebbe avere ripercussioni significative sia per gli utenti americani che per le strategie di ByteDance a livello globale.

Apple e TikTok affrontano sfide legali complesse che mettono in luce temi etici e politici di rilievo globale. Mentre Apple è accusata di non garantire trasparenza nella propria catena di approvvigionamento, TikTok lotta per difendere il proprio diritto di operare negli Stati Uniti, ponendo un dilemma tra sicurezza nazionale e libertà di espressione.

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Economia

Controversie e investimenti globali: Apple, Google e TikTok

Tempo di lettura: 3 minuti. Controversie globali: Apple, Google, TikTok e Meta al centro di cause legali su privacy, concorrenza e sicurezza nazionale. Scopri i dettagli.

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Apple, Google e TikTok affrontano temi complessi e controversie che spaziano dalla gestione dei contenuti alla concorrenza e agli investimenti. Mentre Apple è accusata di non affrontare adeguatamente il problema del CSAM (contenuti di abusi sessuali su minori), la compagnia annuncia un significativo investimento di oltre 18 miliardi di sterline nel Regno Unito. Nel frattempo, Google contesta un accordo esclusivo tra Microsoft e OpenAI, mentre TikTok si prepara a una battaglia legale per evitare il divieto negli Stati Uniti.

Apple e la controversia sul CSAM

Apple è stata citata in giudizio da migliaia di vittime di abusi per non aver implementato un sistema di scansione dei contenuti CSAM su iCloud. La causa da 1,2 miliardi di dollari accusa l’azienda di aver creato un ambiente sicuro per i predatori, segnalando solo 267 casi rispetto ai milioni riportati da altri giganti tecnologici nel 2023.

Apple aveva inizialmente proposto un sistema di scansione on-device, ma l’idea è stata abbandonata nel 2022 a causa delle preoccupazioni sul possibile abuso da parte di governi repressivi. Nonostante l’azienda sottolinei l’importanza di strumenti come Communication Safety, le accuse puntano il dito contro una presunta negligenza nel proteggere i minori.

Apple: investimenti da 18 miliardi di sterline nel Regno Unito

Apple ha investito oltre 18 miliardi di sterline nel Regno Unito negli ultimi cinque anni, sostenendo 550.000 posti di lavoro tra impieghi diretti, fornitori e l’economia delle app iOS. Tim Cook ha sottolineato il ruolo cruciale dei team ingegneristici britannici, che operano in città come Londra e Cambridge, nello sviluppo di tecnologie chiave come Apple Intelligence e Siri.

Il contributo di Apple si estende anche all’industria creativa, con una triplicazione delle produzioni Apple TV+ negli ultimi due anni. Questi progetti non solo generano occupazione per cast e crew, ma coinvolgono centinaia di fornitori in settori come costruzione e servizi tecnici.

Google contro Microsoft: monopolio AI?
Google ha chiesto alla FTC di bloccare un accordo esclusivo tra Microsoft e OpenAI che prevede Azure come unico fornitore cloud per i servizi di intelligenza artificiale. Google accusa Microsoft di limitare la concorrenza, aumentando i costi per gli utenti e riducendo la possibilità di utilizzare alternative come Google Cloud. Questo caso sottolinea la rivalità tra i due colossi, mentre il mercato AI continua a espandersi rapidamente.

TikTok: battaglia legale per evitare il divieto negli USA

TikTok ha presentato una richiesta di ingiunzione per fermare un imminente divieto negli Stati Uniti, previsto per il 19 gennaio 2025. La piattaforma, di proprietà della cinese ByteDance, è accusata dal governo USA di rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, in quanto potenzialmente accessibile dal governo cinese.

Il divieto è stato approvato dal Congresso e richiede che ByteDance ceda il controllo dell’app a un proprietario non cinese. TikTok sostiene che questa misura violi il Primo Emendamento, poiché impedirebbe a milioni di utenti americani di esprimersi liberamente sulla piattaforma. Secondo TikTok, il divieto causerebbe anche perdite economiche significative: oltre 1 miliardo di dollari per le piccole imprese e 300 milioni per i creatori di contenuti in un solo mese.

Nonostante gli sforzi legali, TikTok deve affrontare una crescente opposizione globale, con divieti già in vigore in India e Canada, e accuse di uso improprio dei dati degli utenti.

Meta: processo in Spagna per pubblicità sleale
Meta, proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, affronterà un processo in Spagna nell’ottobre 2025 per una causa da 551 milioni di euro. Oltre 80 aziende mediatiche spagnole accusano Meta di utilizzare in modo massiccio e sistematico i dati personali degli utenti per ottenere un vantaggio competitivo ingiusto nella pubblicità personalizzata, violando le normative europee sulla protezione dei dati.

Nonostante i tentativi di negoziare fuori dal tribunale, le parti non sono giunte a un accordo. Il processo metterà in discussione se il consenso degli utenti ottenuto tramite cookie sia sufficiente per conformarsi alle leggi europee. Questo caso si inserisce in una battaglia più ampia tra media tradizionali e giganti tecnologici per un compenso equo nell’ecosistema digitale.

Dalle accuse contro Apple e Meta alle controversie su concorrenza e privacy che coinvolgono Google e TikTok, queste battaglie legali riflettono la complessità e la responsabilità delle grandi aziende tecnologiche nel mondo contemporaneo.

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