In un momento di crescente tensione e conflitto in Palestina, un gruppo di dipendenti Google di fede musulmana, palestinese e araba, uniti a colleghi ebrei antisionisti, ha deciso di rompere il silenzio. Attraverso un’appassionata lettera aperta, hanno espresso il loro dolore e la loro frustrazione per l’odio, l’abuso e le ritorsioni subite all’interno dell’azienda, in un periodo di lutto per la perdita di vite palestinesi innocenti.
La lettera descrive incidenti allarmanti: palestinesi definiti “animali” su piattaforme di lavoro ufficiali di Google, accuse di terrorismo mosse contro musulmani con insulti verso il profeta Maometto, e manager che etichettano i dipendenti come “malati” o “causa persa” per la loro empatia verso Gaza. Questi atti di repressione e punizione, insieme ad altri esempi di odio anti-musulmano sistematicamente tollerato dalla leadership di Google, che non ha tutelato i sodali della Palestina, hanno portato alla richiesta di azioni concrete.
I dipendenti chiedono a Google di interrompere l’empowerment di odio e abuso, di condannare pubblicamente e fermamente il genocidio in corso e di cessare il supporto materiale fornendo servizi al governo e all’esercito israeliano, in particolare cancellando il contratto del Progetto Nimbus.
La campagna “No Tech For Apartheid” si fa portavoce di queste voci, chiedendo un cambiamento nell’ambiente lavorativo di Google, dove la libertà di espressione e la sicurezza dei dipendenti di ogni credo e origine siano garantite e rispettate.
Visita il sito della campagna per ulteriori informazioni e per leggere la lettera completa.