Economia
Meta sotto accusa in Spagna e Kenya: dati elettorali e sfruttamento dei lavoratori
Tempo di lettura: 4 minuti. Meta vietata dal raccogliere dati sugli elettori in Spagna, lavoratori in Kenya denunciano abusi sistematici da parte di Meta e altre aziende tecnologiche.
Meta si trova al centro delle polemiche sia in Spagna che in Kenya per questioni legate alla raccolta di dati elettorali e al presunto sfruttamento dei lavoratori. In Spagna, l’autorità per la protezione dei dati (AEPD) ha imposto a Meta di sospendere l’implementazione di funzionalità che avrebbero raccolto dati sugli elettori in vista delle elezioni europee, mentre in Kenya, un gruppo di lavoratori africani ha denunciato “abusi sistematici” da parte di Meta e altre grandi aziende tecnologiche, sollevando preoccupazioni etiche e legali.
Meta è stata vietata dal lanciare funzionalità su Facebook e Instagram che avrebbero raccolto dati sugli elettori in Spagna in vista delle prossime elezioni europee. L’autorità locale per la protezione dei dati, l’AEPD, ha utilizzato i poteri di emergenza per proteggere la privacy degli utenti locali. Meta ha confermato a TechCrunch di aver rispettato l’ordine, che può durare fino a tre mesi.
In una dichiarazione sulla “misura precauzionale”, l’AEPD ha ordinato a Meta di sospendere l’implementazione delle funzionalità di Informazioni sul Giorno delle Elezioni e dell’Unità Informazioni Elettorali in Spagna, vietando “la raccolta e il trattamento dei dati implicati dal loro utilizzo”. L’AEPD sta utilizzando i poteri di emergenza contenuti nel Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) dell’Europa per agire sulle preoccupazioni locali. Sebbene l’autorità di controllo principale per la protezione dei dati di Meta sia la Commissione per la Protezione dei Dati dell’Irlanda, il regolamento pan-UE consente a qualsiasi autorità di protezione dei dati di agire quando vedono rischi urgenti per gli utenti nel proprio territorio.
Preoccupazioni dell’AEPD
L’AEPD ha dichiarato che la decisione si basa su circostanze eccezionali in cui è necessario adottare misure per evitare la raccolta di dati, il profiling degli utenti e il trasferimento di informazioni a terzi, prevenendo così l’uso dei dati personali da parte di controller sconosciuti e per scopi non espliciti.
L’autorità spagnola è preoccupata che le funzionalità pianificate da Meta relative alle elezioni violino il GDPR, in particolare in relazione alla legittimità del trattamento e ai requisiti di minimizzazione dei dati. Le opinioni politiche sono classificate come “dati di categoria speciale” secondo il regolamento pan-UE, che richiede un livello più elevato di consenso esplicito da parte dell’utente per il trattamento.
Secondo l’AEPD, Meta intende trattare dati personali come nome utente, indirizzo IP, età, genere e informazioni su come l’utente interagisce con le funzionalità relative alle elezioni. “L’Agenzia considera che la raccolta e la conservazione dei dati pianificata dalla società metterebbe seriamente a rischio i diritti e le libertà degli utenti di Instagram e Facebook, che vedrebbero un aumento del volume di informazioni raccolte su di loro, consentendo la creazione di profili più complessi, dettagliati ed esaustivi, generando trattamenti più invasivi”, ha scritto.
“L’accesso a dati che potrebbero essere di natura personale da parte di terzi comporterebbe un’interferenza sproporzionata nei diritti e nelle libertà delle parti interessate. Questa perdita di controllo rappresenta un alto rischio che questi dati vengano utilizzati da controller sconosciuti e per scopi non espliciti”, ha aggiunto l’autorità.
Risposta di Meta
Meta è stata contattata per una risposta all’azione dell’AEPD. Il portavoce Matthew Pollard ha inviato questa dichiarazione: “I nostri strumenti elettorali sono stati espressamente progettati per rispettare la privacy degli utenti e conformarsi al GDPR. Sebbene non siamo d’accordo con la valutazione dell’AEPD in questo caso, abbiamo collaborato con la loro richiesta.“
L’AEPD ha dichiarato che Meta stava pianificando di lanciare le funzionalità relative alle elezioni che sta bloccando per tutti gli utenti dei suoi servizi con diritto di voto nelle elezioni europee, eccetto in Italia, dove l’autorità per la protezione dei dati ha già una procedura aperta su questa questione. Oltre alla Spagna, Meta ha una grana più importante in Kenya
Lavoratori africani di Meta denunciano Abusi Sistematici
Un gruppo di 97 lavoratori africani coinvolti nell’addestramento di IA e nella moderazione dei contenuti per grandi aziende statunitensi come Meta e OpenAI ha indirizzato una lettera aperta al presidente Biden. La lettera, pubblicata il 22 maggio, accusa queste aziende di “abusi e sfruttamento sistematici” dei lavoratori africani e chiede un intervento urgente.
La lettera, riportata per la prima volta da Wired, è stata inviata anche al Rappresentante per il Commercio degli Stati Uniti, l’Ambasciatrice Katherine Tai. Coincide con la visita del presidente keniota William Ruto negli Stati Uniti per celebrare il 60° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Kenya e discutere di commercio, investimenti e innovazione tecnologica.
Accuse di Sfruttamento
I lavoratori affermano che le pratiche di aziende come Meta, OpenAI e il fornitore di dati ScaleAI “equivalgono alla schiavitù moderna”. Descrivono gravi sfruttamenti, tra cui compiti mentalmente ed emotivamente estenuanti come monitorare contenuti angoscianti sui social media e etichettare dati per modelli di IA, spesso per meno di 2 dollari all’ora. Evidenziano anche la mancanza di supporto adeguato per la salute mentale, che lascia molti lavoratori con disturbi da stress post-traumatico (PTSD).
Impatto delle Denunce
Queste denunce hanno attirato l’attenzione internazionale e sollevano importanti questioni etiche riguardo alle pratiche di lavoro nelle industrie tecnologiche. Le accuse potrebbero portare a un maggiore controllo delle condizioni di lavoro e a pressioni per migliorare le tutele e i salari dei lavoratori coinvolti.
Le vicende in Spagna e Kenya mettono in luce le sfide globali che Meta deve affrontare in termini di privacy dei dati e diritti dei lavoratori. Le azioni dell’AEPD e le denunce dei lavoratori africani evidenziano la necessità di una maggiore responsabilità e trasparenza da parte delle grandi aziende tecnologiche. Questi eventi potrebbero portare a un maggiore controllo delle pratiche aziendali e a pressioni per migliorare le condizioni di lavoro e le tutele per gli utenti e i dipendenti in tutto il mondo.
Economia
Apple accusata della guerra in Congo e TikTok spera in Trump
Tempo di lettura: 2 minuti. Apple affronta accuse sull’uso di minerali di conflitto, mentre TikTok chiede alla Corte Suprema di bloccare il divieto negli USA.
Apple e TikTok si trovano entrambe al centro di controversie globali e battaglie legali. Mentre Apple affronta denunce penali relative all’uso di minerali provenienti da conflitti in Congo, TikTok chiede un intervento della Corte Suprema per bloccare un possibile divieto negli Stati Uniti.
Apple accusata di utilizzare minerali di conflitto dal Congo
La Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha presentato denunce penali contro Apple in Francia e Belgio, accusando l’azienda di utilizzare minerali provenienti da fonti illecite. Le accuse includono l’impiego di “minerali di conflitto”, noti anche come “blood minerals”, che vengono estratti utilizzando lavoro minorile e i cui proventi finanziano gruppi armati responsabili di crimini di guerra.
Le principali accuse mosse contro Apple e le sue filiali francesi e belghe sono:
- Riciclaggio di minerali illeciti attraverso catene di approvvigionamento internazionali.
- Coprire crimini di guerra, ignorando l’origine dei minerali.
- Pratiche commerciali ingannevoli che rassicurano i consumatori sulla trasparenza delle supply chain.
Nonostante Apple non acquisti direttamente questi minerali, essi fanno parte della catena di fornitura attraverso società terze. La compagnia ha sempre sostenuto di adottare audit rigorosi per garantire la conformità etica, ma gli avvocati della RDC affermano di aver inviato prove a Tim Cook già ad aprile 2024, senza ottenere risposte concrete.
Ora spetterà alle procure di Francia e Belgio decidere se avviare un processo penale contro Apple, ponendo nuovi interrogativi sulla responsabilità delle multinazionali nei confronti delle violazioni dei diritti umani.
TikTok: richiesta di emergenza alla Corte Suprema per evitare ban negli USA
TikTok, nel frattempo, si trova ad affrontare una possibile esclusione dal mercato statunitense. Dopo che un tribunale ha respinto le argomentazioni secondo cui il divieto violerebbe il Primo Emendamento, ByteDance, la società madre di TikTok, ha chiesto alla Corte Suprema un’ingiunzione di emergenza per impedire l’entrata in vigore del divieto previsto per gennaio 2025.
TikTok sostiene che il divieto interferisce con il diritto alla libertà di espressione e danneggerebbe gravemente l’azienda, facendole perdere almeno un terzo degli utenti americani. La società argomenta che la misura non è necessaria, poiché non esiste una minaccia imminente alla sicurezza nazionale.
In parallelo, è emerso che Donald Trump, ex presidente e figura centrale nella vicenda del primo tentativo di divieto nel 2020, avrebbe incontrato il CEO di TikTok, Shou Zi Chew. Trump, che ora si definisce più aperto alla piattaforma, attribuisce parte del suo successo tra i giovani elettori all’utilizzo di TikTok, nonostante i dati elettorali mostrino il contrario.
L’intervento della Corte Suprema rappresenta l’ultima speranza per TikTok di evitare una chiusura forzata o una vendita a una società statunitense. La decisione potrebbe avere ripercussioni significative sia per gli utenti americani che per le strategie di ByteDance a livello globale.
Apple e TikTok affrontano sfide legali complesse che mettono in luce temi etici e politici di rilievo globale. Mentre Apple è accusata di non garantire trasparenza nella propria catena di approvvigionamento, TikTok lotta per difendere il proprio diritto di operare negli Stati Uniti, ponendo un dilemma tra sicurezza nazionale e libertà di espressione.
Economia
Controversie e investimenti globali: Apple, Google e TikTok
Tempo di lettura: 3 minuti. Controversie globali: Apple, Google, TikTok e Meta al centro di cause legali su privacy, concorrenza e sicurezza nazionale. Scopri i dettagli.
Apple, Google e TikTok affrontano temi complessi e controversie che spaziano dalla gestione dei contenuti alla concorrenza e agli investimenti. Mentre Apple è accusata di non affrontare adeguatamente il problema del CSAM (contenuti di abusi sessuali su minori), la compagnia annuncia un significativo investimento di oltre 18 miliardi di sterline nel Regno Unito. Nel frattempo, Google contesta un accordo esclusivo tra Microsoft e OpenAI, mentre TikTok si prepara a una battaglia legale per evitare il divieto negli Stati Uniti.
Apple e la controversia sul CSAM
Apple è stata citata in giudizio da migliaia di vittime di abusi per non aver implementato un sistema di scansione dei contenuti CSAM su iCloud. La causa da 1,2 miliardi di dollari accusa l’azienda di aver creato un ambiente sicuro per i predatori, segnalando solo 267 casi rispetto ai milioni riportati da altri giganti tecnologici nel 2023.
Apple aveva inizialmente proposto un sistema di scansione on-device, ma l’idea è stata abbandonata nel 2022 a causa delle preoccupazioni sul possibile abuso da parte di governi repressivi. Nonostante l’azienda sottolinei l’importanza di strumenti come Communication Safety, le accuse puntano il dito contro una presunta negligenza nel proteggere i minori.
Apple: investimenti da 18 miliardi di sterline nel Regno Unito
Apple ha investito oltre 18 miliardi di sterline nel Regno Unito negli ultimi cinque anni, sostenendo 550.000 posti di lavoro tra impieghi diretti, fornitori e l’economia delle app iOS. Tim Cook ha sottolineato il ruolo cruciale dei team ingegneristici britannici, che operano in città come Londra e Cambridge, nello sviluppo di tecnologie chiave come Apple Intelligence e Siri.
Il contributo di Apple si estende anche all’industria creativa, con una triplicazione delle produzioni Apple TV+ negli ultimi due anni. Questi progetti non solo generano occupazione per cast e crew, ma coinvolgono centinaia di fornitori in settori come costruzione e servizi tecnici.
Google contro Microsoft: monopolio AI?
Google ha chiesto alla FTC di bloccare un accordo esclusivo tra Microsoft e OpenAI che prevede Azure come unico fornitore cloud per i servizi di intelligenza artificiale. Google accusa Microsoft di limitare la concorrenza, aumentando i costi per gli utenti e riducendo la possibilità di utilizzare alternative come Google Cloud. Questo caso sottolinea la rivalità tra i due colossi, mentre il mercato AI continua a espandersi rapidamente.
TikTok: battaglia legale per evitare il divieto negli USA
TikTok ha presentato una richiesta di ingiunzione per fermare un imminente divieto negli Stati Uniti, previsto per il 19 gennaio 2025. La piattaforma, di proprietà della cinese ByteDance, è accusata dal governo USA di rappresentare un rischio per la sicurezza nazionale, in quanto potenzialmente accessibile dal governo cinese.
Il divieto è stato approvato dal Congresso e richiede che ByteDance ceda il controllo dell’app a un proprietario non cinese. TikTok sostiene che questa misura violi il Primo Emendamento, poiché impedirebbe a milioni di utenti americani di esprimersi liberamente sulla piattaforma. Secondo TikTok, il divieto causerebbe anche perdite economiche significative: oltre 1 miliardo di dollari per le piccole imprese e 300 milioni per i creatori di contenuti in un solo mese.
Nonostante gli sforzi legali, TikTok deve affrontare una crescente opposizione globale, con divieti già in vigore in India e Canada, e accuse di uso improprio dei dati degli utenti.
Meta: processo in Spagna per pubblicità sleale
Meta, proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp, affronterà un processo in Spagna nell’ottobre 2025 per una causa da 551 milioni di euro. Oltre 80 aziende mediatiche spagnole accusano Meta di utilizzare in modo massiccio e sistematico i dati personali degli utenti per ottenere un vantaggio competitivo ingiusto nella pubblicità personalizzata, violando le normative europee sulla protezione dei dati.
Nonostante i tentativi di negoziare fuori dal tribunale, le parti non sono giunte a un accordo. Il processo metterà in discussione se il consenso degli utenti ottenuto tramite cookie sia sufficiente per conformarsi alle leggi europee. Questo caso si inserisce in una battaglia più ampia tra media tradizionali e giganti tecnologici per un compenso equo nell’ecosistema digitale.
Dalle accuse contro Apple e Meta alle controversie su concorrenza e privacy che coinvolgono Google e TikTok, queste battaglie legali riflettono la complessità e la responsabilità delle grandi aziende tecnologiche nel mondo contemporaneo.
Economia
Italia: marcia indietro su tassa criptovalute al 42%
Tempo di lettura: 2 minuti. L’Italia rivede la tassa sulle criptovalute: dall’aumento al 42% a un possibile tetto del 28%. Opportunità per investitori e crescita del mercato.
L’Italia si prepara a ridurre l’imposta proposta sui guadagni di capitale delle criptovalute, passando da una tassa del 42% iniziale a un tetto massimo del 28%. La decisione arriva dopo una forte opposizione da parte dell’industria e disaccordi interni alla coalizione di governo, con l’obiettivo di creare un ambiente più favorevole agli investimenti nel settore cripto.
La proposta iniziale e la revisione fiscale
Il governo italiano, guidato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, aveva proposto di aumentare l’aliquota fiscale dal 26% al 42% per sostenere iniziative socio-economiche. Tuttavia, le critiche hanno spinto i legislatori a ridimensionare l’aumento fiscale per evitare effetti negativi sugli investitori e sull’economia.
Secondo Giulio Centemero e Federico Freni, rappresentanti della Lega, un’imposta troppo elevata potrebbe spingere le attività legate alle criptovalute verso l’economia sommersa, riducendo la trasparenza e danneggiando il mercato. La nuova proposta prevede un limite del 28% o il mantenimento dell’aliquota attuale del 26%, a favore di un regime fiscale più progressivo e di esenzioni per i piccoli investitori.
Strategie per il 2025: un bilancio più favorevole al cripto
La revisione fiscale fa parte del piano di bilancio per il 2025, che deve essere approvato entro la fine di dicembre. La coalizione di governo ha presentato oltre 300 emendamenti prioritari per modificare la proposta iniziale, tra cui incentivi per promuovere gli investimenti in criptovalute e proteggere i piccoli investitori con soglie di esenzione più alte.
Confronto internazionale
Altri paesi stanno adottando misure simili per regolare il settore delle criptovalute. In Russia, le vendite di criptovalute sono tassate con un’aliquota dal 13% al 15%, mentre la Repubblica Ceca ha introdotto esenzioni fiscali per asset detenuti per più di tre anni. Questi esempi dimostrano che una tassazione equilibrata può incentivare la crescita del mercato senza ostacolarlo.
La revisione della tassa sulle criptovalute in Italia è un segnale positivo per il settore, che potrebbe beneficiare di un quadro normativo più favorevole. Riducendo le imposte e implementando esenzioni, il governo mira a sostenere lo sviluppo di un mercato trasparente e competitivo, bilanciando le esigenze fiscali con il potenziale di crescita economica.
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