Tra le tante polemiche scoppiate in questi giorni sull’ingerenza dei magnati delle big tech statunitensi nell’elezione del nuovo presidente, Tim Cook, CEO di Apple, rappresenta l’emblema dell’ipocrisia etica. La sua azienda, tra le più valutate al mondo, ha fallito nel portare avanti un progresso tecnologico reale, vendendo agli americani una visione distorta della realtà su cui Trump sta intervenendo smantellando il castello di cemento solidificato negli ultimi anni.
Apple è una società perversa
Non solo ha copiato brevetti senza riconoscere il merito a chi li ha sviluppati, ma ha anche promosso improbabili battaglie per i diritti civili, mascherando prodotti definiti “sostenibili” che, in realtà, nascondono il lato oscuro delle politiche aziendali degli ultimi anni. Oggi, questa società “inclusiva” è sotto inchiesta presso un tribunale belga per l’utilizzo di materiali estratti da miniere in Congo, dove si sfruttano uomini e bambini. I profitti di questa produzione alimentano conflitti sanguinosi in Africa. Nel frattempo, il “paladino dell’etica” non ha esitato a salire sul carro del vincitore, applaudendo chi sostiene l’esistenza di due generi, nonostante fino a ieri la sua retorica antiscientifica remasse in direzione opposta.
Mentre i risultati aziendali iniziano a scricchiolare a causa della concorrenza cinese e del ritardo sull’intelligenza artificiale, un concorrente presenterà oggi un prodotto più competitivo e tecnologicamente avanzato.
Da parte di chi scrive, inizia qui una presa di coscienza: boicottare questa azienda e tutto ciò che rappresenta.
Ah, per chi non lo sapesse: Cupertino è la società che ha garantito le migliori “porte girevoli” ai democratici, promotori di politiche di genere estreme e, spesso, violente verso giovani, donne e bambini.
Tim Cook è talmente povero che l’unica cosa che possiede sono i soldi.