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Inchieste

Frattasi si deve dimettere dall’Agenzia della Cybersicurezza?

Continuano le polemiche sul caso Equalize e Spionaggio dopo che è emerso il ruolo di poliziotti infedeli da tempo in organico all’ACN. C’è chi chiede le dimissioni di Frattasi

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Si aprono nuovi scenari dell’inchiesta sulla società Equalize e sul presunto spionaggio, dove emergono casi che per molti sembrano eclatanti, ma continuano a rappresentare in realtà i rischi all’interno delle Pubbliche Amministrazioni ed in quello nel settore dell’Intelligence di cui gli addetti ai lavori ne sono a conoscenza da tempo ed oggi chiedono le dimissioni del capo Frattasi.

Tra le ultime notizie apparse in questi giorni è stato rivelato che i dati estrapolati da infedeli servitori dello Stato sono stati acquisiti e venduti non solo per piccoli importi e tornaconto personale, ma anche ceduti come fuga di notizie ai servizi segreti di altri Paesi. Tra questi spiccano Israele, nostro alleato storico ben inserito nell’attuale establishment di Governo, ed il Vaticano che ha Paolo Benanti come figura di spicco nei tavoli di concertazione italiana su AI ed editoria, sollevando ulteriori questioni sul modo con cui il governo italiano intende agire diplomaticamente.

Un ulteriore scalpore è stato suscitato dalle soluzioni messe in campo dal governo italiano con il fine di rafforzare la propria vigilanza interna che in realtà ha dato dimostrazione di essere un colabrodo non per i suoi sistemi di difesa, ma per quelli di previsione del rischio. In gergo si chiamano anticorpi e nel caso specifico di Equalize sono scattati in ritardo. Questa possibilità, indicativa della gravità della situazione, include l’accesso a dati sensibili dall’interno dell’Agenzia di Cyber Sicurezza italiana. A questo proposito, critiche sono state rivolte al commissario Frattasi, subentrato con umiltà, ma inizialmente privo di esperienza specifica in cyber sicurezza. Tuttavia, nei mesi recenti, ha dimostrato di aver acquisito le competenze necessarie per ricoprire il ruolo ed ha dimostrato di aver studiato la materia mostrandosi pronto alle sue nuove sfide cibernetiche.

Fonte Immagine Repubblica

Il “peccato originale” di Frattasi è stato ed è ancora oggi l’apparizione pubblica alla conferenza di Fratelli d’Italia accanto a Giorgia Meloni e al ministro Guido Crosetto, sventolando una maglietta simbolica del partito politico. Questa mossa ha probabilmente contribuito allo scetticismo generale nei confronti della sua nomina in sostituzione di Baldoni, dimessosi a seguito delle rivelazioni di Matrice Digitale sull’inadeguatezza nella gestione degli attacchi DOS al Paese. Durante l’epoca Baldoni, infatti, l’Italia non fu in grado di difendersi adeguatamente da questi attacchi esterni, ma questa volta ha dimostrato di non conoscere nemmeno la provenienza di quelli interni. Tutte queste notizie hanno portato addirittura alla chiusura e all’accerchiamento dell’Antimafia dall’interno, che oggi sembra voler rimediare alla brutta figura subita collaborando alle indagini condotte dalla DDA della Procura di Milano.

Matrice Digitale propone un’analisi più approfondita piuttosto che attribuire la questione a scelte politiche, suggerendo di comprendere le dinamiche che hanno portato certi individui nell’Agenzia e come sono stati affidati gli appalti.

Una semplice sostituzione politica non risolverebbe il problema di fondo.

Un’altra considerazione riguarda le denunce del ministro Crosetto, che hanno portato all’intercettazione del finanziere Striano, responsabile della trasmissione di dossier ai giornali. Qui, una discrepanza tra documenti ufficiali e informazioni giornalistiche ha evidenziato un trattamento differenziato nella diffusione delle notizie.

Spettacolarizzare l’inchiesta fa bene a chi la conduce e a chi la strumentalizza

Un’ulteriore accusa riguarda la spettacolarizzazione dell’inchiesta e l’uso politico di queste informazioni per creare bersagli, Frattasi in primis, con l’intento di destabilizzare l’establishment governativo. Anche da verifiche effettuate da Matrice Digitale sul sito di ACN non sono visibili nella sezione trasparenza gli appalti per lavori di manutenzione e gestione software, sollevando dubbi sull’avvenuta assegnazione di appalti, almeno negli ultimi due anni, di un software che, come riportato dalle carte della Procura e mal riportate dai giornali a questo punto, non era in mano ad una azienda, ma ad alcuni poliziotti interni all’Agenzia che diffondevano le notizie all’esterno grazie al possesso degli accessi al sistema ed alla incapacità dello stesso di effettuare verifiche istantanee sulla corrispondenza tra voce di ricerca e fascicolo di indagine come confidato da una fonte alla redazione.

Il tema della differenza di trattamento tra giornalisti di serie A e di serie B è stato più volte denunciato da giornalisti negli anni, evidenziando una discrepanza nel modo in cui vengono trattate e divulgate le informazioni. Il trattamento differenziato delle notizie sembra essere strumentalizzato per scopi politici, fomentando un clima di instabilità e di distacco dai problemi effettivi che il taglio di una testa non può risolvere.

Frattasi paga per tutti?

“Frattasi deve essere rimosso dall’incarico”, come suggerito da molti in questo momento, ma è necessario considerare che risolvere il problema in termini puramente politici non risolverebbe la questione di fondo che Frattasi ha ereditato e che Baldoni ha consentito che si creasse a monte senza porsi per primo la domanda da esperto del settore qual è.

C’è anche un altro aspetto che non dovrebbe passare inosservato e riguarda la questione di presentare ciò che è stato già anticipato nel suo approfondimento da Matrice Digitale: fornire informazioni sulle indagini senza rivelare il metodo può risultare solo un processo teso a spettacolarizzare un’altra inchiesta giudiziaria che più delle altre ha una responsabilità rilevante, ovvero creare le basi per rifondare il contesto dell’intelligence italiana e verificare chi siano i degni servitori del Paese al servizio delle strutture governative con il fine di scongiurare che possano collaborare in futuro con altri stati o con strutture private spesso contigue alla criminalità organizzata, da sempre capace non solo di contare sui migliori studi legali del mondo, ma anche di dotarsi di servizi di comunicazione criptata e strutture di intelligence parallele.

A conferma di ciò, si potrebbe ricordare quanto accaduto in Campania, dove, secondo quanto riportato dal PM Ardituro, oggi al centro degli uomini chiave considerati fedelissimi dallo Stato ferito, c’è stata una continuità tra massoneria, frange deviate della burocrazia e criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti in Campania. Un altro caso eclatante è stato quello delle “logge inquinate” in Calabria, risalente alla storia della massoneria negli anni ’90.

Chi richiede la testa di Frattasi, non sa che in realtà rappresenta solo l’ultima ruota del carro in termini di responsabilità operativa seppur sia una figura apicale ed il manager con esperienza nel pubblico Franco Bernabè lo ha spiegato in una delle puntate di Otto e Mezzo sul tema.

Alessio Butti salverà dalle responsabilità politiche?

Il Governo è consapevole della necessità di ulteriori interventi ed ha messo in campo la figura di Alessio Butti, sottosegretario che sta lavorando efficacemente sulla questione della trasformazione digitale, il quale ha proposto l’istituzione dell’Agenzia del Dato: una struttura che, nella prospettiva storica dei “corsi e ricorsi” italiani, rischia di rappresentare l’ennesimo carrozzone politico che anziché semplificare le procedure, potrebbe appesantirle, minando gli obiettivi stessi per cui sarà concepita ed attuata.

Questo aspetto è un fattore politico che non può essere visto come soluzione a un problema più serio e strutturato ed infatti nel recente periodo storico della cybersecurity nostrana si è notata una scarsa reattività della base a livello nazionale, nonostante i numerosi fondi stanziati per giovani professionisti e tecnici che si trovano a operare in condizioni remunerative non commisurate agli standard internazionali del mercato IT.

Questa situazione rappresenta forse la più grande responsabilità politica legata ai fondi del PNRR: il non aver creato attrattività nelle strutture di Governo preposte al tema della cybersicurezza con stipendi di mercato che garantiscono allo stesso tempo il posto fisso non più ambito come un tempo, soprattutto in un settore dove i guadagni sono molto elevati nel privato. Sarebbe quindi opportuno iniziare ad affermare il principio della responsabilità personale e rimuovere i rami secchi che o per malafede, come nel caso dei poliziotti presunti colpevoli, o per incompetenza, come nel caso di chi non ha evidenziato tali rischi al direttore dell’ACN, sia meritevole di stare alla larga da mansioni strategiche per il corretto funzionamento di un’Istituzione che si prende cura della sicurezza cibernetica del paese.