Inchieste
Lista filoputin e rapporto sulla propaganda russa: DIS influenzato dagli USA?
Tempo di lettura: 9 minuti. Non confondiamo i Servizi con il DIS! Dopo il documento diffuso al Copasir ed al Corriere, emergono ancora più dubbi sull’utilità per gli interessi nazionali.
I contenuti del bollettino desecretato da Gabrielli per “un’operazione verità” è stato stilato dal “DIS per investigare non sulle persone, ma sulle dicerie messe in piedi in occasione della guerra da chi si oppone al Governo ed alla sua politica“
Il documento scaricabile integralmente qui sul sito del Riformista
Il documento risale al periodo dell’intervista di Rete Quattro a Lavrov, realizzata da Carta Bianca, ma ci sono segnati altri punti oscuri su cosa è stato detto in tv e quali siano le teorie “false ed eversive“.
Vi citiamo alcune teorie che non tornano, spiegandovi perchè, e che sono state bollate come fake news “eversive” da inserirne i promotori in una lista di proscrizione pubblicata dal Corriere e caldeggiata pubblicamente da una componente del Copasir.
“A partire dalla seconda metà di aprile, le narrative diffuse dalla propaganda russa hanno registrato critiche all’operato del presidente del Consiglio Mario Draghi ritenuto responsabile – con la linea d’azione adottata dal suo governo dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari ed energetici, della chiusura di numerose aziende, nonchè di avere colpito il popolo italiano con misure sanitarie inutili e di trascinare il Paese in guerra“.
Commento: il sentiment degli italiani è certamente quello di insoddisfazione verso il Governo Draghi non solo per il fronte “no vax” e di tutto quello che consegue dalla vicenda COVID, bensì per quanto registrato dai cittadini come aumenti nel campo del settore energetico e della vita quotidiana.
Bombe al fosforo solo russe
Commento: l’Ucraina ha utilizzato le bombe al fosforo? Non ci sono conferme, ma nemmeno certezze. Un servizio Vg a cura di una giornalista di Sky News Uk, rilanciata dal tg italiano, agli inizi della guerra non ha escluso l’utilizzo di tali armi ad opera anche dell’esercito Ucraino.
Negazionismo sull’esistenza della propaganda occidentale
Commento: Sempre in questi giorni, è emersa la tesi, riferita da Sky, che le vittime di Bucha siano stati collaborazionisti russi gettando forti dubbi sulla paternità della strage. Il giornalista di guerra, Nico Piro, ha definito sin dalle prime ore “Circo dell’Orrore” sollevato all’attenzione dei media Occidentali e su cui anche altri giornalisti illustri come Santoro hanno espresso dubbi sulla dinamica e sulle prove fornite dal NyTimes. L’ultima notizia riapre i giochi e di molto.
https://tg24.sky.it/mondo/2022/06/06/guerra-russia-ucraina-filorussi
Una fabbrica delle fake news? Sì, esiste e non solo a Mosca.
Con decreto del Governo Zelensky, nell’ambito della legge marziale, è stata affidata la comunicazione di guerra ad una onlus, metà ucraina metà usa, attiva dal 2014 sul territorio.
Scudi umani per i soldati ucraini? Non è una fake news
Commento: Utilizzare civili come scudi umani è un’accusa rivolta ai soldati ucraini e confermata da alcuni fatti accertati. Il caso di Khariv non possiamo commentarlo, ammettiamo la nostra ignoranza, ma è possibile invece trovare riscontri fotografici sull’utilizzo di ambulanze per spostare soldati, pratica condannata in guerra. Sul fatto che a Mariupol siano stati occupati dei condomini dagli ucraini e che i civili nell’Azovstal sono stati costretti a non arrendersi perchè “altrimenti avrebbero ammazzato i soldati“, è possibile verificare questa informazione scorrendo i reportage di Piazza Pulita sul tema in questi mesi.
Così come c’è presenza di articoli in rete che parlano di una fronda di traditori nell’esercito ucraino e della volontà di Zelensky di stanarli. Idem l’insoddisfazione delle truppe che non sono state armate a dovere, dagli occidentali, e dei gruppi di soldati che si sono arresi ai russi perchè sconfitti in partenza.
Gli Usa hanno pianificato il conflitto a tavolino?
Commento: se il problema della questione è il finanziamento di droni, con il rispettivo invio, crediamo bonariamente alle informazioni del DIS sulla parola, ma che il DIS abbia ignorato che il consigliere economico di Zelensky ha elogiato ad Otto e Mezzo l’Azov come squadrone militare di eccellenza che negli anni ha “goduto” di un addestramento NATO, allora significa che qualcosa non torna del tutto nella narrazione attuale.
Gli USA non hanno pianificato il conflitto, ma sapevano da novembre che sarebbe scoppiato come ha riportato il Wall Street Journal e così come ha ammesso Biden in questi giorni, con tanto di risposta al vetriolo di Zelensky. Da non trascurare però che la guerra tra Russia ed Ucraina va avanti dal 2014 e questo concetto è stato spesso negato dall’Occidente che ha sempre ripudiato la definizione di “operazione speciale” data da Putin.
Il premier russo utilizzava il suddetto termine perché era, la sua invasione, parte di una “operazione speciale all’interno di una guerra che andava avanti dal 2014 al confine Est dell’Ucraina“.
Quindi ci sono più elementi per pensare che l’invasione non è stata effettuata da “un pazzo, come Hitler“, strano che questa narrazione manchi nel rapporto, ma che sia una conseguenza di una guerra già esistente e precisamente dall’anno 2014 ed il coinvolgimento americano ed inglese è storicamente accertato.
Marine Le Pen non è stata finanziata da Putin. O forse sì?
In questo debunking ci aiuta lo stesso Floris che ha smentito ad Otto e Mezzo la questione “Marine le Pen finanziata da Putin”. La candidata all’Eliseo ha ammesso il finanziamento della russia “a causa di una legge voluta da Macron colpevole di limitare l’approvvigionamento sul territorio francese delle campagne elettorali“.
L’OSCE e i Diritti Umani violati
Commento: L’OSCE non è un’organizzazione perfetta a quanto pare. Le critiche rivolte, anche con informazioni stravolte ed è giusto ammetterlo, certificano i malumori verso la gestione del conflitto ucraino sia dal punto di vista della sicurezza sia per quanto riguarda la questione della violazione dei diritti umani. La comunicazione sugli stupri di guerra e sulla violazione del coprifuoco ai danni dei russi è stata interrotta dallo stesso Zelenski che ha silurato per incapacità la sua commissaria per i diritti umani. La colpa? aver puntato la comunicazione sugli stupri, che i nostri media non hanno verificato ed hanno spinto pur avendo poche prove, e di aver gestito male i corridoi umanitari: gli stessi che venivano violati dai “russi” secondo le accuse precise della stessa Commissione e riportate dai media italiani senza verificare le notizie.
Lavrov e gli ebrei “antisemiti” parenti di Hitler
Commento: I media hanno riportato per giorni le dichiarazioni “antisemite” di Lavrov che possiamo suddividere in due ambiti. “Hitler era ebreo” ed “i peggiori antisemiti sono gli ebrei“. La prima frase fa riferimento a uno studio, pubblicato anche come notizia dal Corriere diversi anni fa, dove si era riscontrato un gene “impuro” nell’ariano Hitler e destino della sorte voleva che quel gene fosse di origine ebraica. L’articolo sulla ricerca scientifica, a cui ne sono seguite altre che hanno smentito la tesi, non solo definisce nulla di male “che Hitler avesse discendenze ebree“, ma è altresì un punto di forza a sfavore degli stessi nazisti perchè “inquina” il gene del creatore dell’ideologia ariana.
https://lanostrastoria.corriere.it/2010/08/26/le_origini_ebraiche_di_adolf_h/
“I peggiori antisemiti sono gli Ebrei” è una frase che non appartiene ai nazisti, ma a tutti coloro che hanno preso fermamente le distanze dai collaborazionisti ebrei del regime nazista, Judenrat, che hanno avuto salva la vita nella seconda guerra mondiale fornendo liste di fratelli che sarebbero stati deportati. Anche l’ebreo Moni Ovadia è stato definito antisemita dai suoi stessi fratelli, così come esiste un dibattito nella comunità israeliana tra ortodossi e progressisti in tal senso riferita alla questione palestinese.
Aldilà della questione politica Israeliana, su cui ci vorrebbe un approfondimento storico, sorprende che il DIS non abbia fatto questi approfondimenti alla luce anche degli incontri avuti successivamente da Putin in Israele, dove bastava leggere i giornali del periodo.
Quello che solleva attenzione ad un occhio attento sul tema è la definizione di maurizioblondet.it e di Antidiplomatico.it come siti accertati di disinformazione. Qui si inizia a comprendere la manina che si è mossa dietro questo documento del DIS e non è ad opera dei servizi italiani, ma in favore di un Ministero della Verità Internazionale che spesso prova a mettere in regola il mondo dell’informazione indipendente, emergente ed escluso dai grossi gruppi editoriali, i quali seguono una linea editoriale spesso uniforme su questioni geopolitiche.
I giornalisti in ucraina morti non sono 80. Sono 40 e contano meno degli 80.
Non sono 80 i giornalisti ucraini ammazzati dal 2014 ad oggi, come dichiarato da Fazolo, ma sono 40. Anche lo scrittore Nicolai Lilin ha confermato nella trasmissione l’Aria che Tira la presenza del nazismo in Ucraina e conosce personalmente giornalisti che sono stati “sparati in faccia da estremisti” collegati al governo.
Quindi il DIS cosa vuole dimostrare fornendo queste informazioni?
Che 40 “is meglio che 80” scimmiottando la nota pubblicità della Sammontana?
Oppure minimizzare l’accaduto come scritto negli articoli del Corriere che se uno dice 80 è una fake news perchè ne sono in realtà 40?
Questo numero ridotto, non rappresenta un problema in 8 anni di libertà di stampa ed espressione in Ucraina?
Se aggiungiamo i 40 di prima del conflitto ai 40 circa caduti durante la guerra da febbraio, il numero di circa 80 è approssimativamente preciso.
Visione TV ha detto la verità, smentita dal Ministero della Verità
Come esempio di lavoro svolto in modo molto impreparato, Floris ha proposto l’accusa mossa a Visione TV di aver considerato una critica nei confronti della NATO la dichiarazione del Papa Francesco. In realtà era una critica, anzi, è servita, come abbiamo rivelato nella nostra analisi della propaganda, a dare maggiore spazio ai pacifisti come Orsini ed ex giornalisti di guerra impegnati meno sul fronte, più in tv.
La propaganda occidentale ha perso: ecco le armi “spuntate” messe in campo dai media
Zelensky ha 800 milioni di dollari nei fondi offshore?
Non sappiamo quanto abbia in banca Zelensky, ma è vero che è stato inserito nella vicenda Pandora Papers dove risulta intestatario di un conto offshore. L’evento non è rievocato solo per “sancire la disonestà del premier ucraino“, ma per rappresentare il fatto che, quello descritto più volte come modello di leader europeo non è solo incompatibile con le nostre figure democratiche (immaginate se si scoprisse che Draghi, Salvini o altri hanno conti esteri quale sarebbe la reazione), ma si presta anche ad altre logiche torbide sulla nascita del fenomeno Zelensky e dei suoi finanziatori tra cui un pluricondannato per crimini finanziari in Ucraina, Cipro e Israele come Igor Kolomoisky.
https://www.eastjournal.net/archives/97151
Conclusioni
Fa bene il DIS ad informare il Governo sul sentiment del popolo e sul suo livello di informazione circa il conflitto ucraino che ha sprofondato l’Italia in una condizione di crisi gravissima, oramai persistente dal Covid, e lo ha fatto anche con meccanismi matematici di equazioni semplificate come ad esempio filoputin=novax. Fenomeni corretti, non del tutto rappresentativi dell’opinione pubblica. Fornire letture di parte non dovrebbe essere un modus agendi dei Servizi Italiani nè tantomeno basarsi solo su fonti provenienti dall’ala dell’intelligence USA e riferita ad un chiaro indirizzo politico. Questo aspetto fa sorgere delle ipotesi su come sia andata la questione in tal senso e sul perché i giornalisti del Corriere hanno avuto questo documento in primissimo piano:
Dal punto di vista di chi scrive, il documento può essere stato scritto dal DIS direttamente, ma su una sollecitazione che non proviene dai Servizi, bensì stimolato da qualche informatore che ha estrapolato molte informazioni dai rapporti della società americana NewsGuard e che ha diffuso quanto scritto al Corriere.
https://urbanpost.it/newsguard-controlla-e-censura-i-media-italiani-quis-custodiet-ipsos-custodes/
Che il Copasir fosse informato di tutto, l’ha ammesso Urso e la dichiarazione della sua vice in occasione di un evento pubblico lo ha testimoniato.
Il documento dovrebbe fornire degli approfondimenti scientifici su tesi che potrebbero allarmare il Governo invece che giudicare teorie come false senza spiegare il perchè.
La motivazione risiede, ed è lo scopo di questa analisi, nel far comprendere che nessuno può stabilire cosa sia verità in molti casi dove è necessario un lavoro scientifico complesso e non da mettere in questo modo all’attenzione di un Governo che deve risolvere problemi, diplomatici ed economici, senza preoccuparsi di presunte voci “ritenute innocue” dallo stesso Gabrielli.
Il Copasir, se realmente vuole svolgere il suo lavoro, dovrebbe chiedere quali sono le fonti di questo documento e se chi ha fornito il contributo lo ha fatto con un’ottica oggettiva ed utile agli interessi del paese, oppure condizionato da logiche straniere. Indirizzare il Governo non è ruolo del Copasir e nemmeno dei Servizi, ma informarlo con analisi oggettive.
Ha ragione Floris “avrebbero potuto farlo meglio” ed ha ragione Caracciolo “Chi stabilisce cosa sia verità?”.
Nessuno, visto che tra i tanti concetti espressi in un documento, desecretato dopo che è stato secretato e dato in pasto ai giornali, molti non possono ritenersi verità assoluta, seppur basino le loro critiche su alcune imprecisioni, e, vista la pochezza del contenuto, è possibile che l’Italia abbia dei Servizi Segreti che possono produrre documenti così approssimativi e soprattutto inquinati da ingerenze estere?
Non è credibile come tesi, ma è più probabile che qualcuno abbia utilizzato il brand dell’intelligence italiana per condurre una battaglia ideologica mal riuscita.
Inchieste
I Core Update di Google censurano Internet e fomentano truffe SEO
Da quando è iniziata l’epoca dell’intelligenza artificiale, Google sta trasformando la rete. Google ha la capacità di farlo? Assolutamente sì, essendo l’azienda monopolista su cui si basa il maggior numero di ricerche online. Non solo grazie al suo motore di ricerca, ma anche grazie a YouTube, un altro potente motore di ricerca video appartenente alla stessa azienda statunitense.
L’aspetto più importante di questa situazione, già descritto da Matrice Digitale, riguarda la componente su cui Google sta basando la ricerca. Nei risultati si trovano spesso aziende con solidi rapporti con la società e considerate autorevoli. Stiamo assistendo a cambiamenti significativi nel mondo della ricerca, dipendenti dalle scelte editoriali di Google, azienda che sembra non riuscire a trovare una linea chiara oppure ce l’ha e non risulta essere la migliore per la totalità degli utenti e degli imprenditori.
SEO prima vittima ed Editori privilegiati
Le prime vittime sono stati i siti internet che per anni hanno lavorato sul posizionamento SEO (Search Engine Optimization). Questa attività ha subito cambiamenti radicali, soprattutto a causa dei Core Update di Google: aggiornamenti strutturali dell’algoritmo che determinano il posizionamento delle pagine. Il funzionamento esatto di questi aggiornamenti non è chiaro, ma esistono sospetti che non si tratti di un algoritmo autonomo. Emergono ipotesi di rapporti diretti tra Google e aziende editoriali, che ricevono finanziamenti per produrre informazione. Un tempo garantiti dallo Stato, questi fondi provengono ora da privati verso altri privati. Un settore, quello di Google News, che rappresenta una lobby gestita dai soliti noti ed in mano alla politica così come raccontato nell’inchiesta a tema di Matrice Digitale.
Google fa politica, riscrive la storia e chiude il mercato
Google non risponde solo a logiche commerciali, ma mostra un indirizzo politico, influenzato da lobbisti e dinamiche globali. Con l’eventuale ritorno di Donald Trump, potrebbe modificare il proprio posizionamento sui contenuti visibili in rete anche se ad oggi risulta essere in antitesi alla cordata di Musk dove si sono aggregati dopo l’esito delle elezioni sia Zuckerberg sia Bezos con tanto di strizzatina d’occhio da parte di Gates.
Un altro aspetto rilevante è l’ascesa di nuovi motori di ricerca basati su intelligenza artificiale, come SearchGPT di OpenAI, che fornisce risposte in base a domande anziché parole chiave. Questo fenomeno solleva questioni legate a linee politiche imposte da multinazionali, governi e organi sovranazionali.
Google sta riscrivendo la storia: deindicizza o rende inutili contenuti alternativi rispetto alla narrazione mainstream dell’informazione, della ricerca scientifica e della politica. Giornalisti e artisti vengono relegati in fondo ai risultati di ricerca, generando caos tra chi si occupa di ottimizzazione dei contenuti e chi cerca di emergere nel panorama informativo.
I Core Update e l’esempio della manina dietro l’algoritmo
I Core Update premiano spesso siti improbabili a scapito di quelli storici e di qualità. L’ottimizzazione della ricerca proposta da Google si basa su due principi: la velocità di caricamento e l’autorevolezza. La velocità è valutata tramite i Core Web Vitals, mentre l’autorevolezza si costruisce attraverso citazioni da fonti ritenute autorevoli. Questo sistema ha spinto le testate editoriali a omettere chi ha dato la notizia per primo, modificando il panorama giornalistico oltre a fomentare un mercato parallelo di citazioni a pagamento sulla base di insider trader all’interno delle redazioni di siti posizionati con un ottimo page rank.
Google censura le notizie e non premia il giornalismo
Google dovrebbe premiare, secondo regole meritocratiche, chi fornisce le notizie in anteprima. Tuttavia, l’algoritmo sembra invece favorire chi mantiene rapporti privilegiati con l’azienda. Parallelamente, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei contenuti ha premiato siti di affiliazione di dubbia qualità, dimostrando l’incoerenza del sistema dove richiede contenuti esclusivi per poter indicizzare in modo privilegiato i contenuti. Google censura inoltre notizie esclusive, che spesso non appaiono tra i risultati di ricerca nelle categorie news o video e non è chiaro secondo quale principio.
Google facilita le truffe nel mercato SEO ?
Le regole opache di Google stanno trasformando il settore, creando difficoltà a chi si occupa di SEO, costringendo molti professionisti a cambiare mestiere o a proporre servizi poco efficaci.
Questa situazione sta livellando il mercato verso il basso. Da un lato, esistono persone oneste ma impreparate; dall’altro, truffatori che approfittano di aziende incapaci di navigare le nuove regole. I Core Update stanno favorendo un sottobosco di figure poco professionali, aumentando la sfiducia nelle opportunità offerte da Internet.
Il web, un tempo simbolo di libertà e accessibilità, sta diventando un luogo sempre più chiuso e costoso. Oggi, per emergere, non basta più creare un blog o un sito di qualità: bisogna investire ingenti somme per promuovere contenuti indicizzati ma invisibili senza la garanzia di un ritorno. Questo sistema alimenta il business dei social network, creando un cartello economico che avvantaggia un ristretto gruppo di grandi aziende.
La rete sta subendo una trasformazione radicale, diventando sempre meno libera e non solo per quanto riguarda la varietà delle informazioni, ma anche per le possibilità di accesso al mercato globale. I contenuti vengono manipolati per favorire narrazioni di parte, alimentando sistemi propagandistici, a volte anche di tipo militare visti gli ultimi tempi, capaci di spingere intere società verso conflitti prima social e, in casi estremi, globali.
Inchieste
Stalking, bullismo e Report Bombing su Vinted: assistenza latita
Tempo di lettura: 3 minuti. La storia di Chiara, vittima di report bombing su Vinted, evidenzia gravi carenze nella gestione dei reclami e nella protezione degli utenti da bullismo e stalking digitale.
Le piattaforme di e-commerce e scambio di beni usati, come Vinted, sono sempre più diffuse grazie alla loro capacità di connettere persone in cerca di convenienza e sostenibilità. Tuttavia, quando il sistema di gestione dei reclami e la moderazione non funzionano come dovrebbero, queste piattaforme possono trasformarsi in un terreno fertile per abusi e vessazioni al limite dello stalking. Questo è il caso di una venditrice esperta, che chiameremo Chiara, la cui esperienza raccontata in ESCLUSIVA a Matrice Digitale getta luce su gravi falle nella gestione di problematiche critiche da parte di Vinted e della tecnica del Report Bombing subita per mesi.
Dieci mesi di vessazioni
Chiara, iscritta su Vinted dal 2021 con un profilo di alta reputazione (340 recensioni, 4.9 di rating), si è trovata vittima di un autentico report bombing. Dopo un diverbio con un’utente aggressiva sul forum, il suo account è diventato il bersaglio di segnalazioni continue, apparentemente infondate. Secondo quanto riferito, l’utente in questione ha dedicato mesi a segnalare ripetutamente i suoi articoli, portando alla rimozione di inserzioni, al blocco temporaneo dell’account e, infine, a una sospensione permanente.
Le segnalazioni, spesso ridicole, includevano accuse di:
- Vendita di articoli inesistenti o doppi (anche quando non lo erano).
- Violazioni di copyright, nonostante Chiara avesse dimostrato di essere l’autrice delle immagini.
- Vendita di brand contraffatti, malgrado fossero presenti etichette, scontrini e altri documenti di autenticità.
- Articoli ritenuti non sicuri, senza prove concrete.
Nonostante le numerose prove fornite da Chiara, Vinted ha risposto con messaggi preconfezionati e, nei casi di insistenza, con risposte giudicate sgarbate e prive di umanità.
Assenza di tutela e inadeguatezza dell’assistenza
Chiara ha segnalato ripetutamente le minacce ricevute, allegando prove documentali, ma le sue richieste sono rimaste inascoltate. Paradossalmente, l’utente che ha perpetuato il report bombing continua a utilizzare la piattaforma indisturbata, nonostante alcune recensioni la descrivano come una persona problematica.
Dopo mesi di tentativi infruttuosi, Chiara ha aperto un reclamo presso un organo europeo (ODR), ma anche in questo caso non ha ottenuto alcuna risposta. Ha inoltre tentato di contattare Vinted attraverso l’indirizzo email legal@vinted.it, indicato come riferimento per controversie legali, senza ricevere alcun riscontro.
La questione del bullismo sulle piattaforme digitali
L’esperienza di Chiara mette in evidenza un problema sistemico. Nonostante il grande successo di Vinted, la piattaforma sembra trascurare l’importanza di una gestione responsabile delle problematiche degli utenti favorendo non solo il proliferare di truffe, ma anche la stalking ai danni dei venditori. Le accuse di bullismo e stalking digitale non possono essere ignorate, soprattutto quando si tratta di episodi documentati con prove.
La mancanza di un’assistenza adeguata solleva interrogativi sulla capacità di Vinted di proteggere i propri utenti da abusi e vessazioni. In un’era in cui le denunce per comportamenti scorretti online sono in aumento, è essenziale che piattaforme di questa portata si dotino di strumenti efficaci per contrastare episodi di cyberbullismo e stalking.
La vicenda di Chiara non è un caso isolato, sono tante le anomalie raccontate da Matrice Digitale su Vinted ed il suo sistema spesso claudicante nel garantire venditori e consumatori vittime di truffe e minacce, ma rappresenta un esempio emblematico di come l’assenza di un’assistenza efficace possa esacerbare situazioni già gravi. È fondamentale che Vinted e altre piattaforme simili rivedano le loro politiche di moderazione e assistenza, adottando un approccio più umano e trasparente per garantire la sicurezza e la tutela di tutti gli utenti.
Inchieste
Elezioni annullate in Romania: cosa è successo? E’ un colpo di stato?
Tempo di lettura: 5 minuti. Romania annulla le elezioni presidenziali: 85.000 cyberattacchi e manipolazione su TikTok costringono a ripetere il primo turno.
La Romania si trova nel mezzo di una crisi politica e tecnologica senza precedenti: la Corte Costituzionale ha annullato il primo turno delle elezioni presidenziali dopo oltre 85.000 attacchi informatici contro i sistemi elettorali e un’influenza significativa su TikTok attribuita a campagne coordinate. Questi eventi hanno portato all’annullamento del ballottaggio previsto e all’intervento della Commissione Europea per indagare su manipolazioni sistemiche e rischi legati alla piattaforma.
Cyberattacchi e manipolazione elettorale
Secondo il Servizio di Intelligence Rumeno (SRI), il sistema elettorale è stato preso di mira da oltre 85.000 cyberattacchi, compresi tentativi di compromissione dei server dell’Autorità Permanente Elettorale. Questi attacchi, attribuiti a un presunto attore statale, avevano come obiettivo il furto di credenziali e la manipolazione dei dati elettorali.
Un altro elemento chiave è stato l’uso di TikTok per influenzare gli elettori. Una rete di 25.000 account falsi ha promosso il candidato pro-Mosca, Călin Georgescu, attraverso video virali e strategie coordinate di disinformazione. Sebbene non vi siano prove che il candidato fosse direttamente coinvolto, la Corte Costituzionale ha sottolineato che l’intero processo elettorale è stato compromesso, richiedendo la ripetizione del primo turno.
Le manipolazioni non si sono limitate alla disinformazione. Credenziali rubate sono state trovate in forum russi, alimentando preoccupazioni sulla sicurezza dei dati e sull’integrità del voto. La decisione della Corte di annullare le elezioni è stata definita dal Primo Ministro Marcel Ciolacu come “l’unica soluzione possibile per preservare la democrazia”.
Intervento della Commissione Europea
In seguito agli eventi, la Commissione Europea ha emesso un ordine di conservazione dei dati per TikTok, obbligando la piattaforma a conservare documenti relativi ai rischi sistemici che potrebbero minacciare i processi elettorali. Questo include informazioni sui sistemi di raccomandazione e sull’uso di account falsi per manipolare l’opinione pubblica.
TikTok è stata anche invitata a fornire dettagli sul modo in cui affronta i rischi derivanti dall’uso non autentico del servizio, come bot e campagne coordinate. La piattaforma ha dichiarato di aver rimosso alcune reti di account, ma la portata delle manipolazioni rimane oggetto di indagini approfondite.
La Commissione Europea, in base al Digital Services Act, mira a garantire che TikTok rispetti gli obblighi di trasparenza e sicurezza, evitando interferenze in ulteriori elezioni all’interno dell’Unione Europea.
Cosa non torna dal rapporto dell’intelligence sulle elezioni in Romania?
Mancanza di prove convincenti
I documenti di intelligence non forniscono prove concrete di interferenze straniere o manipolazioni. Al contrario, si basano su parallelismi circostanziali con presunti metodi russi utilizzati in altri contesti (ad esempio in Ucraina e Moldavia). Pur documentando una campagna su TikTok a favore di Călin Georgescu, con 25.000 account coordinati tramite Telegram, mancano evidenze definitive di:
- Amplificazione artificiale (ad esempio, bot o account falsi).
- Finanziamenti esteri o coinvolgimento diretto di attori statali.
- Un chiaro nesso causale tra la campagna e i cambiamenti nel comportamento degli elettori.
L’esistenza di campagne coordinate sui social media non è di per sé né sospetta né insolita, ma rappresenta una pratica standard nella politica moderna a livello globale.
Errata interpretazione dell’attività nella Campagna Elettorale
Le attività descritte—canali Telegram coordinati, pagamenti a influencer, messaggi specifici—sono in linea con le normali strategie di marketing digitale. Le tariffe riportate per gli influencer (400 lei per 20.000 follower o 1.000 euro per video promozionale) rientrano nei parametri di mercato. Questo solleva dubbi sul fatto che la campagna sia stata ingiustamente etichettata come dannosa solo per la sua efficacia o sofisticazione.
Parallelismi circostanziali vs prove concrete
L’affidamento dei documenti a paralleli con operazioni russe è problematico. Comportamenti come l’attivazione di account dormienti durante le elezioni sono comuni quando cresce l’interesse politico e non solo in Romania. Insinuare manipolazioni senza prove tecniche di amplificazione o account falsificati confonde la linea tra campagne strategiche e interferenze malevole.
Influenza sugli Elettori e efficacia non dimostrata
Sebbene la campagna possa aver aumentato la visibilità di Georgescu, i documenti non forniscono metriche di coinvolgimento complete, come:
- La reale portata e impatto dei contenuti oltre il numero di visualizzazioni.
- Quanti elettori hanno effettivamente cambiato preferenza.
- Se questa campagna sia stata determinante rispetto a fattori tradizionali come politiche, copertura mediatica o insoddisfazione generale per gli altri candidati.
Precedente più ampio
Annullare un’elezione basandosi sull’esistenza di una campagna social coordinata è senza precedenti. Stabilendo questo standard, la corte rumena rischia di:
- Minare i processi democratici invalidando le elezioni basandosi su sospetti piuttosto che su prove.
- Creare un precedente che potrebbe essere usato per contestare risultati scomodi sotto la giustificazione di combattere interferenze.
- Scoraggiare campagne politiche legittime per il timore di accuse simili.
Danneggiare la Democrazia per proteggerla: analisi dell’autore
Quanto accaduto in Romania rappresenta il primo caso di elezioni annullate a causa dell’influenza della rete. Non è chiaro, vista l’assenza di prove inconfutabili, se la causa principale sia stata la presenza di un candidato contrario alle posizioni di Bruxelles o un’ingerenza russa. Tuttavia, è evidente che i servizi di intelligence rumeni, strettamente collegati agli Stati Uniti, abbiano un ruolo importante, considerando anche il forte interesse della NATO in Romania, con la costruzione di diverse basi militari installate per far fronte all’invasione militare del Cremlino: soggetto accusato di sponsorizzare il candidato vincente.
D’altra parte, è altrettanto rilevante la presenza di una componente russa che, attraverso strumenti democratici, potrebbe aver influenzato i cittadini rumeni, configurando una sorta di “conquista pacifica” a botte di post sui social network. Questo porta a una riflessione cruciale: indipendentemente dall’eventuale ingerenza verificatasi sul social network cinese, la situazione suggerisce un interrogativo più ampio.
L’Europa, che si proclama baluardo dei principi democratici, è davvero disposta ad applicare tali principi in ogni circostanza?
Le elezioni continuano ad avere un ruolo determinante, o sono percepite come una minaccia per l’establishment?
Per la Romania, le elezioni rappresentano un pericolo per il potere costituito ma, al contempo, restano un patrimonio da tutelare come dovrebbe essere in ogni democrazia.
Un parallelismo può essere tracciato con le ultime elezioni statunitensi, dove il social network di Elon Musk ha avuto un ruolo rilevante per Donald Trump. Nonostante le accuse di favoritismi da parte di Musk, che avrebbe amplificato le visualizzazioni di Trump e del Partito Democratico, emerge un tema chiave:
perché l’Unione Europea non interviene costantemente contro le grandi piattaforme che, attraverso forme di censura, sostengono in modo evidente le narrazioni europeiste?
Il rischio è che, indipendentemente dal volere popolare, prevalga una narrazione costruita nel medio-lungo periodo, orientata a eliminare voci contrarie all’interno dell’arena democratica. Questo potrebbe portare a un punto di rottura: se il processo fosse davvero così, l’Occidente perderebbe il ruolo di modello democratico globale, e la sua democrazia non potrebbe più essere considerata un faro per il resto del mondo.
Proprio per questo motivo, ironia della sorte, la decisione di annullare l’elezione potrebbe fare più danni alla democrazia di qualsiasi presunta manipolazione. Intervenendo sulle scelte degli elettori basandosi su accuse non provate, le autorità rischiano di erodere la fiducia pubblica nei processi elettorali. Questo approccio potrebbe incoraggiare altri governi a usare accuse simili per reprimere il dissenso o annullare risultati non graditi ed il caso Georgia rappresenta il caso da scongiurare dove i democratici europeisti imbracciano la protesta violenta per sovvertire l’esito elettorale.
La decisione della Corte Costituzionale rumena sottolinea l’importanza di prove chiare e trasparenza nelle decisioni che riguardano i processi democratici. Sebbene sia fondamentale proteggere le elezioni da interferenze, azioni intraprese senza prove concrete rischiano di delegittimare le istituzioni stesse. Questo caso dovrebbe servire da monito sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e integrità democratica.
-
Smartphone1 settimana ago
Realme GT 7 Pro vs Motorola Edge 50 Ultra: quale scegliere?
-
Smartphone1 settimana ago
OnePlus 13 vs Google Pixel 9 Pro XL: scegliere o aspettare?
-
Smartphone1 settimana ago
Samsung Galaxy Z Flip 7: il debutto dell’Exynos 2500
-
Smartphone7 giorni ago
Redmi Note 14 Pro+ vs 13 Pro+: quale scegliere?
-
Sicurezza Informatica21 ore ago
Nvidia, SonicWall e Apache Struts: vulnerabilità critiche e soluzioni
-
Sicurezza Informatica5 giorni ago
BadBox su IoT, Telegram e Viber: Germania e Russia rischiano
-
Economia1 settimana ago
Controversie e investimenti globali: Apple, Google e TikTok
-
Sicurezza Informatica1 settimana ago
Vulnerabilità cavi USB-C, Ivanti, WPForms e aggiornamenti Adobe