Divieto di social media per minori: Australia guida gli altri Paesi

da Maria Silvano
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L’Australia ha approvato una legge che vieta ai minori di 16 anni l’uso dei social media, un’iniziativa che potrebbe influenzare altri Paesi. Con un crescente consenso sulle conseguenze negative dei social media sulla salute mentale dei giovani, questa misura ha acceso il dibattito globale su come proteggere gli adolescenti nel mondo digitale.

Impatto dei social media sulla salute mentale dei giovani

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato una correlazione tra l’aumento dell’uso dei social media e il declino della salute mentale tra gli adolescenti. Secondo i dati del CDC, la percentuale di ragazze adolescenti che riferiscono persistenti sentimenti di tristezza o disperazione è passata dal 36% nel 2011 al 57% nel 2023. Inoltre, il 30% delle ragazze ha dichiarato di aver seriamente considerato il suicidio, rispetto al 19% del 2011.

La American Psychological Association (APA) ha raccomandato di monitorare e limitare l’accesso ai social media per i minori di 14 anni, mentre centinaia di cause legali contro piattaforme come Instagram e TikTok accusano le aziende di promuovere contenuti che creano dipendenza tra i giovani utenti.

Apple, attraverso il CEO Tim Cook, si è unita al coro di preoccupazioni, sottolineando i rischi per la salute mentale associati all’uso della tecnologia.

Australia: un divieto pionieristico per i minori di 16 anni

La nuova legge australiana, proposta dal ministro delle comunicazioni Michelle Rowland, vieta l’uso di piattaforme social come TikTok, Facebook, Instagram e Snapchat per i minori di 16 anni. Le aziende che non applicano adeguati controlli per impedire l’accesso dei giovani rischiano multe fino a 33 milioni di euro.

La legge è stata introdotta per contrastare l’esposizione dei giovani a contenuti dannosi, tra cui abuso di droghe, autolesionismo, suicidio e promozione di disturbi alimentari. Tuttavia, sono escluse dal divieto piattaforme di messaggistica e gaming.

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Altri Paesi seguono l’esempio dell’Australia

Francia e Regno Unito stanno valutando misure simili. La Francia, che già vieta l’uso dei social media ai minori di 15 anni, sta spingendo per un divieto esteso a livello europeo. Anche il governo britannico ha espresso interesse nell’apprendere dai meccanismi di applicazione australiani per adottare regole simili.

Sfide e reazioni al divieto

Nonostante l’intento positivo, il divieto solleva numerose questioni pratiche e legali. I social media come Meta, TikTok e Snapchat hanno espresso preoccupazioni sulla fattibilità della legge, definendola “affrettata” e “impraticabile”. Le piattaforme evidenziano l’assenza di meccanismi chiari per la verifica dell’età che rispettino la privacy degli utenti, escludendo l’uso di documenti ufficiali come i passaporti.

Un altro problema riguarda la capacità dei giovani, particolarmente esperti in tecnologia, di aggirare eventuali blocchi. Secondo la normativa australiana, la responsabilità di impedire l’accesso spetta alle piattaforme social, che rischiano sanzioni in caso di violazioni, mentre non sono previste pene per i minori o i loro genitori.

Implicazioni globali e il futuro del divieto

L’iniziativa australiana potrebbe fungere da modello per un approccio globale alla regolamentazione dei social media per minori. Tuttavia, per garantire il successo del divieto, saranno necessarie soluzioni tecnologiche innovative e una stretta collaborazione tra governi e aziende tecnologiche.

Il divieto dell’Australia di utilizzare i social media per i minori di 16 anni rappresenta un tentativo coraggioso di affrontare le problematiche legate alla salute mentale dei giovani. Mentre altri Paesi valutano iniziative simili, la sfida rimane quella di bilanciare sicurezza, privacy e libertà d’uso, in un contesto in cui la tecnologia continua a evolversi rapidamente.

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