Recenti rapporti e investigazioni hanno sollevato sospetti sul coinvolgimento di Kaspersky, una rinomata azienda di sicurezza informatica russa, nello sviluppo di tecnologie per droni usati dalla Russia nel conflitto contro l’Ucraina. Nonostante le smentite dell’azienda, le prove accumulate da gruppi di intelligence volontari e la documentazione trapelata suggeriscono una collaborazione più profonda con il produttore di droni russo Albatross, soprattutto nella fase iniziale del conflitto.
Dettagli delle Accuse
Secondo un’inchiesta condotta da InformNapalm, un gruppo di analisi OSINT, Kaspersky avrebbe collaborato con Albatross, un’azienda che ha lavorato con l’Iran per produrre droni di ricognizione per il Cremlino. Questo legame risalirebbe al 2018, quando alcuni membri del team di Kaspersky, tra cui Alexey Florov e Konstantin Spiridonov, si unirono al progetto Albatross per sviluppare tecnologie per droni. Il frutto di questa collaborazione sarebbe stato l’uso di una rete neurale a bordo dei droni per identificare persone tramite sensori visivi e audio, con applicazioni sia civili che militari.
Reazioni e smentite di Kaspersky
Kaspersky ha fermamente negato queste affermazioni, dichiarando che la loro collaborazione con Albatross era puramente sperimentale e non commerciale, focalizzata su azioni umanitarie. Tuttavia, i documenti trapelati indicano che i droni di Albatross non sarebbero stati operativi senza il sostegno tecnologico di Kaspersky. Le presentazioni di Albatross suggerirebbero addirittura che i droni fossero equipaggiati con “soluzioni di reti neurali di Kaspersky” fin dal 2022.
Implicazioni e reazioni internazionali
Le attività descritte hanno sollevato preoccupazioni internazionali, portando a richieste di sanzioni più severe contro Kaspersky, al fine di impedire all’azienda di acquisire tecnologie che potrebbero essere utilizzate in operazioni militari contro l’Ucraina. InformNapalm e altri gruppi sostengono che, considerata la natura delle attività e le collaborazioni, non dovrebbero esserci eccezioni nelle restrizioni tecnologiche imposte alla Federazione Russa.

La questione solleva interrogativi critici sull’etica delle aziende di sicurezza informatica e il loro possibile coinvolgimento in conflitti armati. Mentre Kaspersky continua a negare le accuse, sostenendo di aderire alla sua missione di protezione contro il malware, la comunità internazionale rimane divisa sull’interpretazione dei fatti e sulle azioni appropriate da intraprendere.