Australia chiede l’assistenza delle Big Tech nella decrittazione

da Livio Varriale
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Autorità dell’Australia, incluse l’agenzia di intelligence ASIO e la Polizia Federale, hanno recentemente esortato le reti sociali a collaborare maggiormente con gli investigatori in casi di terrorismo, sfruttamento infantile e nazionalismo razzista con la decrittazione. Le richieste sono state formulate durante una conferenza al National Press Club in Australia.

Dettagli delle richieste

Mike Burgess, direttore generale dell’ASIO, ha aperto la conferenza sottolineando come Internet sia una fonte di informazioni trasformativa ma anche un potente incubatore di estremismo. Ha discusso della tensione dinamica tra sicurezza e tecnologia, affermando che l’encryption, pur essendo una protezione per la privacy e un abilitatore per l’economia, crea anche spazi sicuri per gli estremisti violenti. Ha evidenziato come l’encryption fornisse agli criminali l’anonimato, rendendo cruciale per l’Australia mantenere leggi che permettano l’accesso ai messaggi criptati, anche se attualmente le aziende tecnologiche non stanno collaborando efficacemente.

Casi specifici e leggi in uso

Burgess ha citato le leggi esistenti, come l’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA), che permettono l’intercettazione legale di comunicazioni criptate. Tuttavia, ha notato che senza la cooperazione delle aziende tecnologiche, è impossibile leggere i messaggi intercettati, essenziale per combattere le minacce alla sicurezza nazionale. Ha chiesto un maggiore impegno delle tech company per dare effetto ai poteri esistenti e rispettare le leggi vigenti.

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Riflessioni sul ruolo delle tecnologie

L’intervento del Commissario della Polizia Federale Australiana, Reece Kershaw, ha seguito quello di Burgess, sottolineando preoccupazioni simili. Kershaw ha appoggiato le dichiarazioni di capi della polizia europei riguardo i pericoli dell’encryption end-to-end, menzionando specificamente le indagini su abusi sui minori. Ha invitato i CEO delle tech, inclusi Elon Musk e Mark Zuckerberg, a trovare un terreno comune per garantire che la tecnologia renda le vite più sicure e non il contrario.

L’appello delle autorità australiane riflette una sfida globale nel bilanciare privacy e sicurezza. La richiesta di “encryption responsabile” suggerisce un modello in cui le aziende tecnologiche possano assistere le autorità legali in circostanze limitate e controllate strettamente, per prevenire attività criminali senza compromettere la sicurezza e la privacy degli utenti innocenti.

Leggi l’approfondimento sulle restrizioni di Internet

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