Recenti sviluppi nel campo della sicurezza informatica e del calcolo quantistico mettono in evidenza il ruolo sempre più rilevante della Cina in questi settori. Da un lato, il governo cinese continua a contestare le accuse occidentali di cyber-spionaggio legate al gruppo Volt Typhoon, mentre dall’altro, scienziati cinesi affermano di aver compiuto progressi significativi nel calcolo quantistico, mettendo in discussione la sicurezza degli algoritmi crittografici di livello militare utilizzati a livello globale.
Il caso Volt Typhoon e le accuse di spionaggio
Il gruppo Volt Typhoon, accusato di essere una minaccia sponsorizzata dalla Cina per compiere operazioni di cyber-spionaggio, è nuovamente al centro di una controversia. Secondo un nuovo rapporto pubblicato dalle autorità cinesi, queste accuse sarebbero parte di una strategia di disinformazione orchestrata dagli Stati Uniti. In un documento intitolato “Volt Typhoon III – Unravelling Cyberespionage and Disinformation Operations Conducted by US Government Agencies“, le autorità cinesi ribadiscono che il gruppo non è gestito da Pechino, ma è piuttosto un’invenzione degli Stati Uniti e dei loro alleati.
Il documento, pubblicato in cinque lingue e prodotto dal Centro Nazionale di Risposta alle Emergenze sui Virus Informatici cinese, tenta di smontare le accuse puntando su presunte lacune nelle prove fornite da Microsoft e dagli Stati Uniti. Viene anche menzionato il programma di sorveglianza senza mandato della NSA (Section 702), così come le operazioni di raccolta dati di PRISM, resi noti da Edward Snowden nel 2013. Tuttavia, il rapporto non fornisce dettagli concreti per supportare le sue affermazioni, e si limita a invocare la collaborazione internazionale per migliorare la sicurezza informatica globale.
Il calcolo quantistico e la minaccia agli algoritmi crittografici militari
Parallelamente, scienziati cinesi hanno fatto un annuncio allarmante riguardo al futuro della crittografia basata su algoritmi classici come RSA e AES. In un recente studio pubblicato da Wang Chao dell’Università di Shanghai, si afferma che un computer quantistico D-Wave sia stato utilizzato per eseguire un attacco riuscito contro questi algoritmi, dimostrando che le tecniche quantistiche potrebbero minacciare seriamente la sicurezza delle informazioni critiche utilizzate nel settore bancario e militare.
Lo studio, intitolato Quantum Annealing Public Key Cryptographic Attack Algorithm Based on D-Wave Advantage, descrive due approcci tecnici per sfidare la sicurezza crittografica classica. Uno di questi sfrutta interamente il calcolo quantistico basato sull’algoritmo di annealing quantistico, mentre l’altro combina tecniche di calcolo classico con il calcolo quantistico per superare le limitazioni dei metodi tradizionali.
Questo rappresenta un potenziale punto di svolta nella sicurezza informatica globale, in quanto algoritmi come l’AES-256, considerati sicuri a livello militare, potrebbero presto essere vulnerabili a attacchi quantistici. Tuttavia, istituti come il NIST stanno già lavorando su algoritmi crittografici post-quantistici per garantire la protezione delle informazioni contro questi futuri sviluppi.
La Cina si trova oggi al centro di due questioni critiche nel campo della sicurezza informatica: da un lato, è accusata di condurre operazioni di cyber-spionaggio con il gruppo Volt Typhoon, accuse che nega fermamente, e dall’altro, scienziati cinesi stanno esplorando nuove frontiere nel calcolo quantistico, mettendo in dubbio la solidità della crittografia tradizionale. Entrambe queste tematiche sottolineano come la Cina stia giocando un ruolo sempre più centrale nel panorama della sicurezza globale, sia come potenziale minaccia, sia come innovatore tecnologico.