Esplosioni di cercapersone in Libano: è guerra cibernetica?

da Livio Varriale
0 commenti 4 minuti leggi
Esplosioni di pagers in Libano: migliaia di feriti e sospetti di un attacco contro Hezbollah

Una serie di esplosioni coordinate ha colpito diverse aree del Libano, provocando la morte di almeno nove persone e il ferimento di circa 2800 individui, di cui 200 in condizioni critiche che hanno riguardato dispositivi pager (cercapersone) utilizzati dai membri dell’organizzazione Hezbollah, e l’attacco sembra essere mirato a colpire la milizia sostenuta dall’Iran.

Le esplosioni sono avvenute in varie parti del Libano, tra cui la capitale Beirut, il sud del Paese e la valle della Bekaa. Secondo le prime indagini, i pagers si sarebbero improvvisamente riscaldati prima di esplodere. In alcuni casi, i dispositivi hanno inviato una notifica poco prima della detonazione, probabilmente per massimizzare i danni attirando l’attenzione dei proprietari verso lo schermo del dispositivo.

Annunci
image 116
Esplosioni di cercapersone in Libano: è guerra cibernetica? 7

La milizia di Hezbollah utilizza questi dispositivi come metodo di comunicazione a bassa tecnologia, cercando di evitare la sorveglianza dei servizi di intelligence israeliani. Tuttavia, si sospetta che i pagers siano stati sabotati durante la loro produzione o lungo la catena di distribuzione. Alcuni esperti ipotizzano anche che le esplosioni siano state causate dal surriscaldamento delle batterie attraverso un possibile attacco hacker.

Il Libano si trova in una fase di alta tensione con Israele, con Hezbollah e Hamas impegnati in azioni belliche contro il vicino israeliano. Sebbene Hezbollah abbia accusato Israele di aver orchestrato l’attacco, le forze di difesa israeliane non hanno ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali sull’incidente.

Manipolazione tecnologica e sicurezza

Questo attacco rappresenta una significativa violazione della sicurezza di Hezbollah, che potrebbe aver sottovalutato la vulnerabilità dei pagers, considerati dispositivi sicuri proprio per la loro “low-tech”. La capacità di sabotare tali dispositivi dimostra un’operazione altamente coordinata, paragonabile a operazioni passate, come quella del 1996, in cui l’intelligence israeliana uccise un leader di Hamas attraverso una bomba nascosta in un telefono cellulare.

Le esplosioni di pagers utilizzati da membri di Hezbollah in Libano hanno causato gravi perdite e un numero significativo di feriti, in un momento in cui la tensione tra Israele e Hezbollah è in costante aumento. Sebbene non ci siano ancora conferme ufficiali su chi abbia orchestrato l’attacco, la portata e la precisione dell’operazione suggeriscono un coinvolgimento sofisticato.

Analisi dell’autore

Quello che fa sorprendere di questa vicenda è che, dopo due anni di conflitto russo-ucraino, l’unica cosa che è stata mostrata al pubblico, al netto delle incursioni degli attivisti, è stato certamente l’utilizzo di wiper da parte dei russi. Questo ha rappresentato una vera e propria attività di supporto alle operazioni militari sul campo. Nel caso dei wiper, come Whispergate, la Russia è stata capace di azzerare le connessioni satellitari cancellando del tutto i dati sui vari ripetitori viaSAT per consentire una maggiore facilitazione nell’invasione russa sul territorio.

Per quanto riguarda invece l’attività svolta da Israele, al netto del caso storico di Stuxnet, dove fondamentalmente abbiamo assistito a un tentativo di manipolare le centrifughe di arricchimento dell’uranio da parte, si presuppone, dell’esercito statunitense e del gruppo Equation Group, che fa capo alle NSA, il caso di Hezbollah ci riporterebbe, se confermato, ad una prima operazione di guerra cibernetica pura. In questa operazione, se confermata l’esecuzione remota simultanea dell’esplosione, è stata utilizzata l’informatica per recare danni a persone. Il fatto che ci siano state esplosioni su dei cerca-persone distribuiti a una parte della città ci fa comprendere come Israele, con questo attacco, abbia decimato un potenziale esercito che avrebbe potuto fronteggiarla in caso di un’invasione. Questo aspetto, per la prima volta, non solo ripulisce il volto del Mossad, che negli ultimi mesi ha condotto operazioni militari discutibili, ma potrebbe far dimenticare anche le difficoltà dello Shin Bet nel prevenire e contenere gli attacchi del 7 ottobre.

In questo caso, l’autorità di intelligence israeliana avrebbe orchestrato un’operazione militare in Libano, utilizzando due tipologie di armi: quella cibernetica (attacco da remoto) e quella materiale ( esplosioni cercapersone). L’esplosione dei cercapersone fa pensare a una fabbricazione preventiva di dispositivi inseriti e prodotti all’interno di una fabbrica che riforniva i soldati dei movimenti di resistenza legati al Libano in questi giorni di tensione.

Uno scenario prevedibile con risvolti inquitanti

Un aspetto curioso è che, nel 2017, nel libro La prigione dell’umanità, si ipotizzava che una nazione straniera, ad esempio la Cina, potesse eseguire un attacco attraverso tutti i dispositivi IoT collegati alla rete internet, in un determinato giorno, facendo esplodere, per esempio, i forni a microonde presenti nelle abitazioni di determinate marche. Ebbene, il fatto che questa ipotesi sia stata dimostrata come realistica, con dispositivi ancora più piccoli e meno complessi, dovrebbe non solo farci gioire per i possibili attacchi che potremmo compiere in futuro, ma anche metterci in forte preoccupazione per gli attacchi che potremmo subire da un momento all’altro, non solo da parte di Stati, ma anche attraverso veri e propri atti di terrorismo da parte di criminali informatici. Non solo quindi i cercapersone in Libano, ma le esplosioni potrebbero coinvolgere anche i nostri smartphone oppure oggetti domestici.

Si può anche come

MatriceDigitale.it – Copyright © 2024, Livio Varriale – Registrazione Tribunale di Napoli n° 60 del 18/11/2021. – P.IVA IT10498911212 Privacy Policy e Cookies

Developed with love by Giuseppe Ferrara