Sicurezza Informatica
Glutton: il sofisticato backdoor PHP che minaccia framework diffusi e cybercriminali
Glutton, nuova backdoor PHP del gruppo Winnti, colpisce framework diffusi e cybercriminali stessi: come difendersi?
Un nuovo e complesso malware denominato Glutton ha attirato l’attenzione degli esperti di sicurezza informatica. Questo backdoor, legato al noto gruppo di attacco avanzato persistente (APT) Winnti, è in grado di compromettere framework PHP largamente utilizzati come Laravel, ThinkPHP e Yii. La sua strategia non si limita a colpire obiettivi tradizionali, ma prende di mira anche gli stessi attori del mercato cybercriminale, trasformando i loro strumenti in vettori d’attacco.
Un malware invisibile e modulare
Glutton si distingue per la sua capacità di operare in modo furtivo, senza lasciare tracce evidenti sui sistemi infetti. I suoi moduli principali sono progettati per:
- Raccogliere informazioni sensibili, come credenziali di pannelli amministrativi e configurazioni di sistema.
- Installare backdoor, sia basate su Linux (Winnti ELF) sia specifiche per PHP.
- Modificare codice PHP, inserendo istruzioni malevole per mantenere il controllo e distribuire ulteriori payload.
Questa struttura modulare consente al malware di adattarsi a diversi ambienti e obiettivi, rendendolo un’arma estremamente versatile.
Come Glutton si diffonde
Il malware utilizza varie tecniche per penetrare nei sistemi, tra cui:
- Lo sfruttamento di vulnerabilità non ancora risolte (0DAY) o già note (NDAY).
- Attacchi di forza bruta per violare password deboli.
- La distribuzione di pacchetti software già compromessi nei forum del dark web.
Un caso emblematico è stato il pacchetto venduto su un noto forum criminale che conteneva il file infetto l0ader_shell
. In questo modo, Glutton riesce non solo a infettare bersagli tradizionali come aziende e organizzazioni, ma anche a sfruttare gli stessi strumenti dei cybercriminali per compromettere le loro operazioni.
Un malware che sfrutta i criminali stessi
Una caratteristica interessante di Glutton è la sua capacità di attaccare il mercato cybercriminale. Inserendo codice malevolo in strumenti usati per attività come truffe online o campagne di click fraud, il malware trasforma gli stessi operatori del crimine in vittime inconsapevoli. Questo approccio, spesso definito “black eats black”, mira a sfruttare e monetizzare illecitamente le infrastrutture già in uso.
Segnali di infezione e rischi
I sistemi infettati da Glutton mostrano alcune anomalie:
- Modifiche ai file PHP, con l’inserimento del codice malevolo
l0ader_shell
. - Processi sospetti, come
php-fpm
, che stabiliscono connessioni anomale.
Inoltre, Glutton si distingue per un approccio fileless: esegue i suoi attacchi senza lasciare tracce evidenti nei sistemi, complicando il lavoro di rilevamento.
Un’arma ancora in evoluzione
Nonostante la sua complessità, Glutton mostra alcune debolezze tecniche, come comunicazioni non cifrate via HTTP e codice PHP non offuscato. Questi elementi lasciano pensare a un malware ancora in fase di raffinamento, che potrebbe diventare più sofisticato in futuro.
Come difendersi da Glutton
Per proteggersi, gli esperti consigliano di:
- Ispezionare i file PHP alla ricerca di modifiche sospette.
- Monitorare i processi di sistema e le connessioni in uscita per attività anomale.
- Bloccare gli indirizzi IP e i domini legati al malware.
Glutton rappresenta una minaccia emergente che combina innovazione tecnologica e tattiche non convenzionali. Colpisce non solo le sue vittime tradizionali, ma anche gli stessi attori del mercato cybercriminale. Questo doppio livello di attacco sottolinea l’importanza di rafforzare le difese contro un panorama di minacce in continua evoluzione.
Sicurezza Informatica
Ministero della Giustizia: disservizi informatici per gli avvocati
Problemi ai sistemi informatici del Ministero della Giustizia: disservizi a depositi penali e fascicoli telematici in tutta Italia.
A causa di problemi del gestore PEC e dell’infrastruttura di telecomunicazioni esterna al Ministero della Giustizia, si registrano forti rallentamenti e disservizi ai sistemi civili e penali in tutto il territorio nazionale. I problemi coinvolgono gli uffici giudiziari di tutti i distretti di Corte d’Appello, il Portale dei Servizi Telematici, il Portale del Processo Penale Telematico e quello dei Giudici di Pace.
Servizi interessati e funzionalità disponibili
Nonostante le criticità, i servizi di posta elettronica certificata (PEC) sono attivi. Pertanto, gli avvocati, i professionisti e gli altri soggetti abilitati esterni possono effettuare il deposito telematico nel settore civile. I messaggi con l’eccezione “E0401 Il mittente del messaggio non è autorizzato al Processo telematico” non richiedono una nuova trasmissione: i depositi saranno rielaborati dal Ministero, che invierà un messaggio di esito positivo una volta completata la procedura.
Per quanto riguarda i distretti di Roma, Firenze, L’Aquila e Perugia, i messaggi relativi agli esiti dei controlli automatici verranno inviati solo dopo il ripristino dei servizi.
Servizi temporaneamente indisponibili
I principali disservizi coinvolgono diverse aree funzionali dei sistemi informatici:
- Consultazione dei fascicoli e del Reginde per i soggetti esterni.
- Pagamenti telematici, compresi quelli relativi al contributo per il Portale delle Vendite.
- Pubblicazione e gestione delle inserzioni sul Portale delle Vendite Pubbliche.
- Accesso al Portale Deposito atti Penali per il deposito telematico.
- Sistemi di consultazione SIUS distrettuali per avvocati.
- Accesso agli avvisi per gli atti penali depositati in cancelleria.
- Sistemi dei distretti di Roma, Firenze, L’Aquila e Perugia.
- Servizi della Corte Suprema di Cassazione, incluso Italgiure.
- Sistemi come SIAMM, Mercurio, e piattaforme correlate, tra cui APP, SNT, Pndr, SIT-MP e ARES.
Attività in corso per la risoluzione
Il Ministero ha già avviato le attività di analisi e risoluzione delle problematiche e fornirà ulteriori aggiornamenti a misura del ripristino dei servizi. Tuttavia, i rallentamenti potrebbero perdurare fino alla completa stabilizzazione delle infrastrutture coinvolte.
I disservizi informatici che interessano il settore civile e penale stanno creando difficoltà diffuse a livello nazionale. Sebbene alcuni servizi, come il deposito telematico tramite PEC, rimangano attivi, l’accesso ai sistemi principali risulta limitato o non disponibile. Le autorità competenti sono al lavoro per ripristinare la normale operatività nel minor tempo possibile.
Sicurezza Informatica
HiatusRAT: nuova campagna di attacchi contro telecamere web e DVR vulnerabili
L’FBI avvisa della nuova campagna HiatusRAT contro telecamere e DVR vulnerabili. Scopri come proteggere i tuoi dispositivi IoT.
L’FBI ha emesso un Private Industry Notification (PIN) per avvisare delle nuove campagne di attacco del malware HiatusRAT, un trojan ad accesso remoto (RAT) che sfrutta vulnerabilità note in dispositivi IoT come telecamere web e DVR. L’obiettivo principale di questa campagna è l’infiltrazione di dispositivi con firmware non aggiornato o protetti da password deboli, esponendo utenti e organizzazioni a rischi di sicurezza significativi.
La minaccia HiatusRAT e le vulnerabilità sfruttate
HiatusRAT è attivo dal 2022 e viene utilizzato da attori malevoli per il controllo remoto dei dispositivi colpiti. Dopo aver originariamente preso di mira router di rete obsoleti, il malware ha ora spostato l’attenzione su dispositivi IoT, inclusi telecamere web e DVR. Nel corso del 2024, i criminali hanno lanciato una campagna di scansione mirata nei paesi anglofoni come Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.
Le vulnerabilità sfruttate includono:
- CVE-2017-7921: autenticazione inadeguata nei dispositivi Hikvision, consentendo agli attori di ottenere privilegi elevati.
- CVE-2018-9995: bypass delle credenziali di accesso in DVR TBK e dispositivi rebranded.
- CVE-2020-25078: esposizione delle password amministrative nei dispositivi D-Link.
- CVE-2021-36260: vulnerabilità di iniezione comandi nei dispositivi Hikvision che consente agli attori di eseguire codice malevolo.
Molti dei dispositivi vulnerabili non hanno ricevuto aggiornamenti o sono stati abbandonati dai produttori, rendendoli bersagli ideali per questa campagna. L’FBI ha anche identificato l’uso di strumenti open-source come Ingram, per la scansione delle telecamere, e Medusa, per attacchi di forza bruta contro credenziali Telnet.
Raccomandazioni per la mitigazione dei rischi
Per proteggersi da questa minaccia, l’FBI consiglia di adottare misure immediate, tra cui:
- Aggiornare il firmware dei dispositivi IoT con patch di sicurezza fornite dai produttori.
- Sostituire dispositivi obsoleti che non ricevono più aggiornamenti.
- Cambiare password predefinite e implementare password robuste e univoche.
- Monitorare la rete per attività sospette o connessioni non autorizzate.
- Segmentare la rete per isolare i dispositivi IoT dal resto dell’infrastruttura aziendale.
Gli utenti devono inoltre eseguire scansioni regolari della rete per identificare porte aperte e vulnerabili, chiudendo quelle non necessarie. È essenziale implementare autenticazione a più fattori (MFA) per proteggere ulteriormente l’accesso ai dispositivi critici.
La campagna HiatusRAT dimostra la crescente attenzione dei cybercriminali verso dispositivi IoT vulnerabili, come telecamere e DVR. È fondamentale aggiornare i dispositivi, implementare password robuste e monitorare costantemente l’infrastruttura per mitigare i rischi. L’FBI invita le organizzazioni a segnalare eventuali compromissioni all’Internet Crime Complaint Center (IC3.gov) o all’ufficio locale dell’FBI.
Sicurezza Informatica
Giornalista spiato in Serbia: la denuncia di Amnesty International
Amnesty International denuncia l’uso di tecnologie invasive in Serbia per reprimere attivisti e giornalisti. Leggi i dettagli sull’uso di spyware e sorveglianza.
Amnesty International ha recentemente pubblicato un rapporto che evidenzia come le autorità in Serbia utilizzino tecnologie di sorveglianza avanzate per reprimere attivisti, giornalisti e organizzazioni della società civile. Questa combinazione di spyware, strumenti forensi digitali e pratiche illegittime crea una prigione digitale in cui le libertà civili sono fortemente limitate.
Il caso simbolico di Slaviša Milanov
Il caso di Slaviša Milanov, giornalista indipendente serbo, rappresenta un esempio chiave delle tattiche di sorveglianza adottate. Dopo un fermo di polizia apparentemente casuale, il suo telefono è stato sequestrato temporaneamente e successivamente restituito con segni di manomissione. Un’analisi forense condotta da Amnesty ha rivelato che il dispositivo era stato sbloccato con tecnologia Cellebrite e infettato con un nuovo spyware, denominato NoviSpy.
Caratteristiche di NoviSpy
- Raccoglie dati sensibili come credenziali, messaggi e file personali.
- Attiva a distanza microfono e fotocamera del dispositivo.
- Comunica direttamente con server associati alla BIA, l’agenzia di sicurezza serba.
Questa combinazione di tecnologie ha permesso alle autorità di accedere all’intera vita digitale di Milanov, senza alcuna trasparenza o base legale.
Sorveglianza sistematica e tecnologia invasiva
Il rapporto di Amnesty mostra come le autorità serbe utilizzino spyware come NoviSpy e Pegasus per sorvegliare attivisti e giornalisti, spesso durante incontri apparentemente innocui con la polizia o la BIA. Oltre allo spyware, la tecnologia Cellebrite è stata impiegata per estrarre enormi quantità di dati personali, incluse chat criptate da applicazioni come Signal e Telegram.
In alcuni casi documentati, Cellebrite è stato utilizzato per aggirare le protezioni di sicurezza dei dispositivi, consentendo l’installazione segreta di NoviSpy.
La repressione della società civile
Dal 2021, la Serbia ha vissuto numerose proteste anti-governative, tutte seguite da risposte sempre più dure seguite da Amnesty International. I manifestanti sono stati spesso arrestati, interrogati e sottoposti a perquisizioni digitali. Durante le proteste contro l’estrazione del litio nel 2024, 33 attivisti sono stati detenuti e i loro dispositivi digitali confiscati per accedere ai loro social network e piani futuri.
Queste pratiche minano il diritto alla privacy e incidono profondamente sulla libertà di espressione e di associazione. Gli attivisti raccontano di sentirsi vulnerabili e costretti a cambiare il loro modo di lavorare per evitare ulteriori sorveglianze.
Un quadro normativo inadeguato
La legislazione serba permette misure di sorveglianza eccezionali, ma non regolamenta adeguatamente l’uso di tecnologie digitali invasive. Questo lascia ampio spazio agli abusi. Inoltre, il controllo giudiziario, spesso influenzato dalla politica, non garantisce una protezione efficace contro queste violazioni.
Responsabilità delle aziende tecnologiche
Il rapporto evidenzia la responsabilità delle aziende che forniscono tecnologie di sorveglianza. Cellebrite, ad esempio, deve garantire che i suoi prodotti non vengano utilizzati in modo abusivo. Amnesty chiede alle aziende di effettuare una due diligence sui diritti umani e di bloccare licenze in caso di violazioni.
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