Google conferma l’autenticità dei documenti interni sul ranking SEO

da Livio Varriale
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Google Search

Google ha confermato l’autenticità di migliaia di documenti interni che sono stati trapelati in questo mese e che contengono informazioni dettagliate su come funziona la ricerca e sulla raccolta dei dati degli utenti da parte di Google per il ranking delle pagine web. Inizialmente, Google ha rifiutato di commentare i leak, ma ora ha riconosciuto la loro autenticità, avvertendo tuttavia di non fare supposizioni inaccurate.

Conferma del leak da parte di Google

In un’email a The Verge, il portavoce di Google David Thompson ha dichiarato: “Invitiamo a non fare supposizioni inaccurate sulla Ricerca basate su informazioni fuori contesto, datate o incomplete”. Thompson ha inoltre affermato che Google sta lavorando per proteggere l’integrità dei risultati di ricerca da manipolazioni, aggiungendo che l’azienda ha “condiviso ampie informazioni su come funziona la Ricerca e i tipi di fattori che i nostri sistemi valutano”.

Rivelazione dei Documenti

La questione è emersa quando gli esperti di ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO) Rand Fishkin e Mike King hanno pubblicato analisi di 14.014 attributi (documenti API interni) trapelati dalla divisione Ricerca di Google e condivisi con loro da una fonte. Questi documenti fanno parte del “Content API Warehouse” utilizzato dai dipendenti di Google come archivio. Si dice che il codice dei documenti sia stato caricato su GitHub il 27 marzo e rimosso dalla piattaforma solo il 7 maggio.

Informazioni contraddittorie

In un post sul blog, Fishkin ha affermato che molte affermazioni fatte da Google nel corso degli anni contraddicono le informazioni fornite dalla fonte, come la considerazione del click-through rate (CTR) come segnale di ranking e i sottodomini come entità separate.

Un altro esempio di contraddizione riguarda i dati di Chrome, menzionati nei documenti in relazione al ranking dei siti su Google Search. Tuttavia, Google ha più volte affermato il contrario, sostenendo di non utilizzare i dati di Chrome per classificare le pagine web.

Secondo Fishkin, molte di queste affermazioni coincidono con quanto Google ha rivelato durante la sua testimonianza nel caso antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Inoltre, altre affermazioni suggeriscono una conoscenza interna. Sebbene la maggior parte delle informazioni sia meglio compresa dal personale SEO, l’analisi di Fishkin rivela quali dati Google raccoglie effettivamente dalle ricerche, dalle pagine web e dai siti.

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