Google e “60 Minutes” accusati di diffondere disinformazione sull’intelligenza artificiale

da Redazione
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Alcuni ricercatori nel campo dell’intelligenza artificiale accusano sia CBS che Google di esagerare le potenzialità dell’IA dopo la trasmissione di un’intervista con il CEO di Google, Sundar Pichai, su “60 Minutes”. Nel servizio, l’intelligenza artificiale è stata presentata come una “scatola nera” misteriosa e difficile da comprendere, anche per gli esperti del settore.

Dubbi sulle affermazioni di “60 Minutes” riguardo al programma AI di Google

Nel servizio di “60 Minutes”, è stato mostrato un video in cui un utente pone domande in bengalese a un programma AI creato da Google e il programma risponde in entrambe le lingue, bengalese e inglese. Tuttavia, due ricercatori di spicco nel campo dell’IA, Margaret Mitchell ed Emily M. Bender, hanno messo in dubbio queste affermazioni, sostenendo che il programma in questione, PaLM, sia effettivamente addestrato anche nella lingua bengalese.

Le critiche sulla disinformazione riguardante l’intelligenza artificiale

Mitchell e Bender sostengono che l’idea di “proprietà emergenti” nell’IA sia fuorviante e contribuisca alla disinformazione. Secondo loro, la presentazione dell’IA come un’entità misteriosa e magica rende difficile la creazione di una regolamentazione adeguata e impedisce di tenere le aziende responsabili delle tecnologie che mettono in circolazione.

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L’importanza della trasparenza e della responsabilità nell’IA

La copertura mediatica fuorviante sull’intelligenza artificiale potrebbe avere effetti negativi, come rendere più difficile la creazione di regolamentazioni adeguate. Secondo Bender, è fondamentale in questo momento tenere le aziende responsabili delle tecnologie che introducono nel mondo e non permettere loro di dislocare tale responsabilità sugli stessi sistemi di intelligenza artificiale.

Si può anche come

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