Iran: arrestato hacktivista colpevole di attacchi alle reti municipali

da Livio Varriale
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Uno degli hacker guerriglieri responsabili di attacchi di alto profilo ai sistemi informatici municipali lo scorso anno sarebbe stato arrestato in Iran. L’agenzia di stampa Fars, gestita dall’IRGC, ha riferito martedì che il “sabotatore” era stato “in contatto con servizi stranieri“.

Nell’ultimo anno si sono verificati diversi attacchi di alto profilo alle infrastrutture statali iraniane. I cartelli stradali digitali sulle principali autostrade a Isfahan e altrove sono stati alterati con la scritta “Khamenei! Dov’è il nostro gas?” a ottobre, mentre un massiccio attacco informatico ha impedito ai cittadini di acquistare carburante sovvenzionato con carte elettroniche.

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In precedenza, a luglio, gli hacker avevano messo fuori uso la metropolitana di Teheran violando i display digitali per mostrare messaggi anti-regime e falsi messaggi di ritardo. Nello stesso mese anche il sito web del Ministero dei Trasporti è stato compromesso e messo offline per ore, causando problemi alla vendita dei biglietti e ai servizi cargo.

Lo stesso agosto, un gruppo di hacker che si fa chiamare Edaalat-e Ali (“Giustizia di Ali”) ha condotto un’importante offensiva contro il sistema di telecamere a circuito chiuso della prigione di Evin. Il gruppo ha spento brevemente tutte le telecamere di Evin per trasmettere il proprio messaggio alla sala di controllo, poi ha condiviso su un canale Telegram i filmati delle condizioni abissali e degli abusi sui prigionieri che aveva ottenuto.

A febbraio di quest’anno, la Islamic Republic of Iran Broadcasting è stata vittima di diversi hack attribuiti a vari gruppi di opposizione, tra cui l’Organizzazione Mojahedin del Popolo (MEK). Non più tardi di due settimane fa, il 2 giugno, il MEK ha anche rivendicato la responsabilità di un attacco a 5.000 telecamere di sorveglianza, tra cui quelle del cimitero di Behesht Zahra e della tomba di Ruhollah Khomeini.

Quando i funzionari hanno commentato pubblicamente gli attacchi, hanno sempre incolpato Israele e gli Stati Uniti, nonostante gli hacker abbiano dichiarato di aver lavorato in modo indipendente. Non sono stati rilasciati ulteriori dettagli sull’arresto di martedì.


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