Il pericoloso spyware commerciale Predator è tornato in attività, questa volta con aggiornamenti che ne rendono ancora più difficile il tracciamento. Dopo un periodo di riduzione dell’attività a seguito delle sanzioni statunitensi imposte alla società di spyware Intellexa, che sviluppa Predator, una nuova infrastruttura del software è emersa in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo e l’Angola. Il gruppo Insikt di Recorded Future ha confermato il ritorno di Predator, osservando che il software rimane attivo e pericoloso.
Predator, come il ben noto spyware Pegasus, consente agli attori governativi di infiltrarsi nei dispositivi degli utenti, tracciando posizioni, registrando chiamate, accedendo a fotocamere e leggendo messaggi privati. Le nuove versioni del software rendono ancora più difficile per i ricercatori di sicurezza individuare e bloccare queste attività malevole, aumentando così il livello di minaccia globale.
Secondo gli esperti di sicurezza, la nuova versione di Predator è progettata per anonimizzare ulteriormente le operazioni, complicando la capacità di monitorare la diffusione del malware. Le raccomandazioni per mitigare i rischi includono l’aggiornamento regolare dei dispositivi, l’uso della modalità di blocco e l’implementazione di sistemi di gestione dei dispositivi mobili.
L’hackeraggio degli account della famiglia Trump
Parallelamente, la scorsa settimana sono stati hackerati i profili social della famiglia Trump per promuovere truffe legate alle criptovalute. Gli account X di Lara Trump, co-presidente del Comitato Nazionale Repubblicano, e di Tiffany Trump, figlia dell’ex presidente, sono stati utilizzati per pubblicare link fraudolenti relativi al lancio del progetto crypto World Liberty Financial, una piattaforma di finanza decentralizzata che Trump ha annunciato ad agosto.
I link, ormai rimossi, indirizzavano gli utenti a un sito web misterioso che pretendeva di essere l’unico canale ufficiale per l’accesso al progetto. World Liberty Financial ha già sollevato preoccupazioni, poiché il 70% dei token creati è destinato agli “insider” del progetto, una percentuale considerata insolitamente elevata dagli esperti di criptovalute.
Il ritorno di Predator e l’hackeraggio degli account legati alla famiglia Trump evidenziano come le minacce digitali stiano diventando sempre più sofisticate. La necessità di misure di sicurezza avanzate è più urgente che mai, sia per proteggere gli individui dalle infiltrazioni spyware che per evitare le truffe nel mondo delle criptovalute.