Cryptojacking, cos’è e come proteggersi

da Salvatore Lombardo
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Il cryptojacking consiste nell’acquisire, senza alcun consenso, il controllo di un dispositivo in rete per eseguire segretamente il mining di criptovalute. Infatti per soddisfare l’alta  richiesta di potenza di elaborazione per il mining di criptovalute, i cryptojacker hanno pensato bene di prenderla illecitamente in prestito da una moltitudine di utenti Internet inconsapevoli, dando vita così ad una nuova forma di crimine informatico che aumenta drasticamente le possibilità di successo delle pratiche di mining, senza dover investire del denaro per l’impiego e la manutenzione di costosi dispositivi dedicati.

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Malware di mining, i possibili sintomi d’infezione

Per scoprire se il proprio computer sia stato infettato da un malware di mining, la prima cosa da fare è controllare la temperatua della CPU e osservare le soglie percentuali delle relative prestazioni: una soglia superiore al 90% per una CPU senza alcun programma in esecuzione, potrebbe essere, ad esempio, un segnale sospetto. Infatti, un software di cryptojacking per un corretto mining delle criptovalute ha bisogno di sfruttare le risorse del computer ospitante, alterando le funzionalità del suo processore o della GPU della scheda video, aumentandone il surriscaldamento (con un conseguente aumento del rumore della ventola di raffreddamento) e riducendone le prestazioni a tal punto, nei casi peggiori, da distruggere gli stessi dispositivi. L’azione di un malware di mining potrebbe rendere un computer inutilizzabile, abbreviandone la durata di vita e mettendo fuori uso un alimentatore in pochissimo tempo. 

Criptojacking, modalità di attacco

Molti possono essere i modi in cui si può cadere vittima di un attacco di cryptojacking. Un modo molto comune, per assumere il controllo illecito di un PC è quello degli script malevoli dei siti web che vengono eseguiti in background dai browser. In tal caso basta visitare un certo sito online compromesso o volutamente predisposto perché uno script avvii il mining sul client.

Questa modalità di fare mining, qualora il relativo malware non abbia guadagnato persistenza, potrebbe semplicemente arrestarsi una volta chiuso il browser. Purtroppo però non è sempre così e spesso, infatti, l’incauta apertura di allegati e link malevoli propinati via e-mail, potrebbe avviare l’esecuzione di codice arbitrario allestito per installare software di cryptojacking persistente anche dopo la chiusura dei browser.

Alcune varianti possono restare persistenti anche in memoria RAM. In quest’ultimo caso si tratta di una categoria di malware unfiless molto più subdoli, pericolosi e difficili da rilevare perché eseguiti dalla memoria del computer.

In ogni caso, una volta insidiatosi nel sistema un malware di mining potrebbe essere in grado di:

  • disabilitare le protezioni di sicurezza;
  • replicarsi;
  • nascondere l’esecuzione del processo responsabile del consumo delle risorse.

Tutte queste capacità rendono, senza dubbio, ancora più grave e invasiva tale minaccia.

Come difendersi allora?

Sebbene le procedure di eliminazione di un software di cryptojacking siano in gran parte identiche a quelle di altri malware, la migliore difesa ovviamente anche in questi casi risulta sempre la prevenzione.

Ecco alcune semplici azioni proattive che potrebbero essere intraprese:

  • eseguire un antivirus affidabile per rimuovere malware e bloccare ulteriori infezioni;
  • cancellare la cronologia di esplorazione e di ricerca;
  • eliminare i cookie del browser;
  • non cliccare su URL insoliti o abbreviati. Nei casi dubbi cercare di verificare la legittimità del sito;
  • osservare attentamente l’indirizzo e-mail per determinarne l’autenticità e una eventuale contraffazione; 
  • controllare periodicamente i processi in esecuzione sul proprio sistema, individuando quelli che consumano la maggior parte delle risorse e verificando la loro legittimità di azione.

Si può anche come

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