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OpenAI, il colosso dell’intelligenza artificiale, è nuovamente al centro delle attenzioni per una presunta violazione del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) nell’Unione Europea. L’ultima denuncia è stata presentata dall’organizzazione no profit per i diritti alla privacy, noyb, a nome di un individuo che ha rilevato informazioni errate generate dal chatbot ChatGPT riguardanti la propria data di nascita.
Conflitto tecnologico e normativo
La capacità dei strumenti di intelligenza artificiale di generare informazioni errate è ben documentata e solleva significative preoccupazioni in termini di conformità al GDPR, che regola il trattamento dei dati personali degli utenti nell’UE. Le sanzioni per mancata conformità possono raggiungere fino al 4% del fatturato globale annuale, ma più importante per una realtà risorsata come OpenAI potrebbe essere l’ordine di modifica del processo di gestione delle informazioni da parte dei regolatori della protezione dei dati. Questo potrebbe riformare il modo in cui gli strumenti di AI generativa operano nell’UE.
L’azione di noyb e la risposta di OpenAI
Noyb ha depositato l’ultima denuncia contro ChatGPT presso l’autorità austriaca per la protezione dei dati, contestando la risposta di OpenAI alla richiesta di correzione dei dati errati. Secondo noyb, OpenAI non ha soddisfatto l’obbligazione di correggere i dati errati generati dal suo chatbot. La società ha risposto che tecnicamente le correzioni dirette non sono possibili, offrendo piuttosto di filtrare o bloccare i dati su specifiche sollecitazioni, come il nome del denunciante.
Implicazioni e indagini in corso
Questa non è la prima volta che OpenAI si trova a dover gestire problemi legati al GDPR. Analoghe denunce sono state presentate in Italia e Polonia, con indagini ancora in corso che potrebbero imporre a OpenAI di affrontare una serie di enforcement del GDPR in diversi Stati membri. L’apertura di un ufficio regionale a Dublino potrebbe essere una mossa strategica per ridurre il rischio regolatorio, centralizzando le denunce sulla privacy tramite la Commissione per la Protezione dei Dati dell’Irlanda.