Sommario
L’articolo intitolato “Who is an AI Ethicist?” esplora la figura dell’etico dell’intelligenza artificiale (IA), evidenziando il crescente interesse verso questa professione e il bisogno di definire competenze chiare per garantirne l’efficacia. Gli autori, Mariangela Zoe Cocchiaro, Jessica Morley, Claudio Novelli, Enrico Panai, Alessio Tartaro e Luciano Floridi analizzano le competenze richieste, i ruoli distinti e il panorama lavorativo legato all’etica dell’IA, tracciando un parallelo con i consulenti etici del settore sanitario.
La necessità di un’etica nell’IA: contesto e sfide
Con l’espansione dell’IA, cresce il bisogno di gestire i rischi etici, come bias algoritmici e discriminazioni, spesso evidenziati da incidenti famosi (es. Cambridge Analytica, SyRi nei Paesi Bassi). L’introduzione dell’eticista dell’IA risponde a questa esigenza, ma il ruolo rimane privo di una definizione normativa condivisa, generando incertezze sia sul mercato che all’interno delle organizzazioni.
Tra le criticità individuate:
- Missione frammentata: l’assenza di una chiara identità professionale ostacola la standardizzazione delle pratiche.
- Disconnessione dal mercato del lavoro: le aziende assegnano ruoli eterogenei, spesso senza un’adeguata formazione o risorse dedicate.
- Etica come servizio: rischi di subordinare il ruolo dell’eticista agli interessi economici dell’organizzazione.
Competenze essenziali per l’Etico dell’AI
Gli autori propongono un framework basato su tre aree principali di competenza:
- Esperienza accademica morale: conoscenza teorica dell’etica e dei principi morali, applicata al contesto tecnologico.
- Competenze performative: capacità di prendere decisioni etiche giustificate e di guidare l’organizzazione nel risolvere dilemmi complessi.
- Competenze pratiche morali: traduzione dei principi etici in azioni concrete, guidando team interdisciplinari nell’affrontare problemi etici legati all’IA.
Ruoli chiave e sfide per l’Etico dell’IA
Gli eticisti dell’IA devono ricoprire ruoli multipli per affrontare le sfide etiche delle tecnologie emergenti. Gli autori definiscono tre ruoli fondamentali per questi professionisti:
- Facilitatore: Media conflitti e guida i processi decisionali interni basati su principi etici condivisi. Questo ruolo si ispira ai consulenti etici nel settore sanitario, ma nel contesto dell’IA richiede una maggiore flessibilità per navigare in un panorama normativo spesso lacunoso.
- Ricercatore: Studia le implicazioni etiche delle tecnologie avanzate, contribuendo allo sviluppo di linee guida e politiche. L’impegno nella ricerca è cruciale per mantenere aggiornate le pratiche etiche.
- Educatore: Promuove una cultura aziendale etica, organizzando corsi e workshop per sensibilizzare dipendenti e dirigenti sulle implicazioni morali dell’IA.
Sfide specifiche per l’Etico dell’IA
Il documento evidenzia alcune difficoltà nell’implementare questo ruolo:
- Conflitti di interesse: Gli etico rischiano di essere percepiti come strumenti di “ethical washing”, riducendo la loro credibilità se il loro ruolo è subordinato agli interessi aziendali.
- Mancanza di standardizzazione: L’assenza di associazioni professionali e certificazioni formali limita la possibilità di definire criteri di qualità e integrità.
- Responsabilità morale: Gli eticisti devono bilanciare il compito di fornire consigli etici senza assumere decisioni finali, per evitare di diventare capri espiatori per eventuali fallimenti.
Il ruolo dell’Etico dell’IA è ancora in evoluzione, ma la sua rilevanza cresce parallelamente all’impatto delle tecnologie AI sulla società. Per legittimare e rafforzare questa figura, secondo gli autori della ricerca è fondamentale:
- Istituire certificazioni e associazioni professionali.
- Proteggere l’indipendenza degli eticisti da pressioni aziendali.
- Integrare il ruolo in modo strutturato nelle organizzazioni, con risorse adeguate e responsabilità chiare.