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OpenAI ha dovuto posticipare il rilascio del nuovo modello ChatGPT-4.5 a causa della carenza di GPU, fondamentali per l’addestramento e l’elaborazione dei dati dei modelli di intelligenza artificiale. L’azienda sta valutando la produzione di chip proprietari per ridurre la dipendenza da NVIDIA.
Carenza di GPU e impatto sul rilascio di ChatGPT-4.5
La domanda di chip per l’intelligenza artificiale ha superato l’offerta, rallentando la distribuzione di ChatGPT-4.5. Le GPU (Graphics Processing Units) sono essenziali per l’elaborazione simultanea di enormi quantità di dati, operazione che i tradizionali CPU non possono svolgere con la stessa efficienza.
Sam Altman, CEO di OpenAI, ha confermato su X che l’azienda ha esaurito le GPU disponibili, ma ha assicurato che “centinaia di migliaia di chip” arriveranno presto. Attualmente, ChatGPT-4.5 è accessibile solo agli utenti della versione Pro, che costa 200 euro al mese. Una volta disponibili nuove GPU, anche gli abbonati a ChatGPT Plus (20 euro al mese) potranno usufruire del modello aggiornato.
OpenAI valuta la produzione di chip proprietari
Per evitare dipendenze critiche da fornitori esterni, OpenAI sta esplorando la possibilità di sviluppare chip proprietari. L’azienda punta a ridurre l’esposizione alle fluttuazioni della disponibilità di GPU NVIDIA, che ha visto un’impennata del valore azionario del 1.748,96% negli ultimi cinque anni grazie alla crescente domanda di hardware per AI.
Costi elevati per il nuovo modello
Altman ha chiarito che ChatGPT-4.5 non stabilirà nuovi record di ragionamento, ma offrirà un’intelligenza con caratteristiche uniche. Tuttavia, il modello è estremamente costoso: 75 euro per ogni milione di token in input e 150 euro per ogni milione di token in output. In confronto, ChatGPT-4o costa solo 2,50 euro per milione di token in input e 10 euro per milione di token in output.
Huawei ottiene illegalmente centinaia di migliaia di chip TSMC, cresce la tensione con gli USA
Huawei ha ottenuto centinaia di migliaia di chip prodotti da TSMC, violando le restrizioni sulle esportazioni imposte dagli Stati Uniti. Il caso solleva preoccupazioni sulla sicurezza nazionale e sulla competitività tecnologica tra Cina e USA.
La violazione delle restrizioni sulle esportazioni
Nel 2020, gli Stati Uniti hanno introdotto regolamenti che vietano ai produttori di semiconduttori che utilizzano tecnologia americana di fornire chip avanzati a Huawei. Tuttavia, recenti indagini hanno rivelato che Huawei è riuscita a entrare in possesso di una grande quantità di chip prodotti da TSMC, il principale produttore di semiconduttori al mondo.
Jeffrey Kessler, candidato alla carica di sottosegretario al Commercio per l’Industria e la Sicurezza sotto l’amministrazione Trump, ha definito la situazione una grave minaccia, sottolineando la necessità di rafforzare i controlli e applicare severe sanzioni.
Il ruolo di TSMC e il coinvolgimento di Sophgo
Nel 2023, TechInsights ha smontato un chip Ascend 910B, il più avanzato acceleratore AI prodotto da Huawei, scoprendo al suo interno un componente realizzato da TSMC. Il chip corrispondeva a uno originariamente prodotto per l’azienda cinese Sophgo, che ha ordinato centinaia di migliaia di unità a TSMC.
A seguito della scoperta, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha ordinato a TSMC di interrompere ulteriori forniture di chip a società cinesi. TSMC ha dichiarato di rispettare le normative statunitensi e di non aver spedito direttamente chip a Huawei dal 2020.
Implicazioni sulla competizione AI tra USA e Cina
Gli Stati Uniti mantengono la leadership nella progettazione di chip per l’intelligenza artificiale, ma la Cina sta avanzando rapidamente. Il chip Ascend 910B, secondo Huawei, supererebbe in prestazioni l’NVIDIA A100 fino al 20% nei compiti di addestramento AI.
Il presidente della Commissione della Camera sulla Cina, John Moolenaar, ha affermato che i chip TSMC utilizzati da Huawei rappresentano un “fallimento catastrofico” della politica di controllo delle esportazioni, con potenziali ripercussioni sulla sicurezza nazionale statunitense.